Non mi vergogno a dire che alcune delle cose a cui sono più affezionato sono le mie preziosissime enciclopedie musicali, di quelle con biografia-opere votate&commentate per ogni gruppo più o meno di rilievo. La mia prima "fidanzata" si è portata via, oltre alla mia dignità di adolescente, anche un mastodontico volume dedicato all'heavy metal (ovunque tu sia, spero che ti si siano scollate le pagine). Da allora mi sono procurato: un tomo sul rock blues, che mi ha fatto scorpire gente come Groundhogs e Ten Years After; il grande libro del progressive, con la sua copertina urlante di crimsoniana memoria, ed infine un più ridotto libro dedicato alla vecchia e contemporanea musica psichedelica.
Per molti mesi sono stato sicuro si chiamassero Frimorius Bandesnacht, e ancora adesso faccio fatica a ricordarmi il monicker senza errori: FRUMIOUS BANDERSNATCH. Definiti, nella mia cara enciclopedia, "the lost great psychedelic band", finalmente li ho trovati nel loro unico LP, "A Young Man's Song". Composto da dodici pezzi registrati in momenti diversi, la dimensione nella quale ruota quest'opera è il rock acido della West Coast, tra i Quicksilver di John Cipollina e Country Joe, con dei vocalizzi simil-Grateful Dead (in versione meno folkeggiante).
Quello che sorprende dal primo ascolto è la potenza e la compattezza strumentale dell'ensemble: basso e batteria che senza troppa leggerezza stendono un tappeto pulsante per i virtuosismi acidi dei tre chitarristi. E' una musica che graffia, avvolge, eccita, enfatica nelle parti vocali e spesso estesa per dare il giusto spazio agli assoli, grande punto di forza di molte composizioni, mentre le registrazioni hanno una qualità altalenante ma sempre apprezzabile. Assolutamente da segnalare dei veri capolavori quali "Rosemary's Baby", la potente "Cheshire" (come il nome del gruppo, anche questo proviene dall'immaginario di Lewis Carroll) e la agilissima "Can-A-Bliss", 12 minuti dedicati allo strumento di svago più in voga tra la comunità hippy di cui i Frumious Bandersnatch sono un esempio perfetto.
Ingiustamente dimenticato, questo album merita di essere posizionato tra le opere più incisive di una stagione musicale che continua ad offrire rarità straordinarie per chi ha tempo da impiegare, e magari una bella enciclopedia.
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