Sapendo di poter far uso del consumato alibi per giallisti non Inglesi, in base al quale al di fuori dell’Inghilterra i gialli non sono altro che ottimi escamotage per descrivere pezzi di umanità e lembi di mondo nascondendo i propri fini, i due autori ci marciano alla grande e per lunghe parti del libro si tirano appresso il lettore piazzandogli la carota a pochi centimetri dal naso, quel tanto che basta perché non la possa afferrare ma gli metta addosso la costante sensazione di essere lì lì per scoprire un altro pezzetto del puzzle.

E intanto per pagine e pagine in cui quel nuovo pezzetto sembra essere sempre dietro l’angolo, gli rifilano abbondanti descrizioni di sprazzi di una Turin che non esiste più (quella di inizio anni 70), e per certi versi esiste ancora, e descrizioni di personaggi rientranti nel perimetro del tipico turineis: vari monsù travet; varie madamin piemunteise; annoiati cabinotti ormai cresciuti che si dilettano a tratteggiare, a caratterizzare con il naso puntato in alto le altre tipologie di umanità che affolla la città; colti bamboccioni in la con gli anni ormai sconfitti dalla vita che non si rassegnano ancora al loro destino; vigili che impiegano il tempo a far multe per sosta vietata invece che ha star dietro ai trasgressori della legge. Personaggi che in fin dei conti si trovano ancora oggi.

Di pezzi del puzzle i due autori ne seminano con esasperante parsimonia per buona parte del libro, ma riescono a tenerti li con l’ansia del can da trifule fino alla fine, e ogni scusa è buona per rifilarti termini come l”itifallo di Gubbio”, "affettazioine" ... che solo gli ottimi Odra e Joe Strummer non si vergognerebbero di usare anche su queste pagine al grido di: ’’eterogenesi dei fini”!

“Va là! Va là! Gadan d’ün gadan!” dicevano i vecchi a chi raccontava le sue bravate e i suoi vizi. “Gadan” è uno di quei termini dialettali che sfugge ad ogni traduzione in Italiano. C’è dentro un po’ di stupideia, di humor, di goliardia, di voglia di spassarsela chiaramente … anche un po’ di autocompiacimento.

Della premiata ditta Fruttero & Lucentini si possono leggere varie definizioni cercando sul web: coppia di intellettuali della Einaudi passati poi alla Mondadori … bla, bla, bla … io aggiungerei che A PARER MIO, tra gli ingredienti della loro scrittura c’è anche un po’ di voglia di dar sfogo al loro essere appunto “gadan”.

Sono stati dei grandi del giallo italiano, per carità, ma c’è anche da dire che pure chi scrittore non è, vivendo a Torino sarebbe messo nella condizione volendo di scrivere un giallo almeno passabile. Ma quel minimo sindacale non sarebbe merito suo, ma di Torino.

Scrivere un giallo ambientato a Milano, quella si che è una bella impresa. … con tutto il rispetto per qual che sta accadendo in questo periodo, per me Milano riuscirebbe ad ammantare di zampettaggine anche ciò che di più bello ha creato il buonDio (Es.: Birdland dei Weather Report, lo sguardo di Ornella Muti, etc…)

Torino ha ancora (ancora per poco forse) quell’aura particolare addosso ch è difficile descrivere. Non so se ci sono altri posti al mondo in cui si può scoprire che parole come “lugubre”, “muffa”, “rumenta” possono avere anche un retrogusto piacevole. C’è ovviamente anche un mucchio di “malinconia” che aiuta, ma in quel caso anche altrove non si fa molta fatica a trovarci il retrogusto piacevole. Anche i savoiardi riescono ad avere una loro dignità al di fuori del tiramisù a Torino.

Gli stimoli non mancano tra magia nera, i draghi dei portoni, spettri di Savoia e Agnelli che infestano la città. E la notte a Torino è ancora una notte come comandano le creature delle tenebre, non è ancora ridotta a tempo libero rientrante nel paniere dei beni di consumo.

Come modo per godersi meglio il libro consiglio di vedere prima i minuti iniziali del film del 75 basato sul giallo (c’è tutto sul tubo), perché non riuscireste mai a figurarvi sembianze migliori per il per personaggio di Anna Carla di quelle di Jacqueline Bisset, una di quelle donne dotate di una bellezza che fa male, e non è una battuta tanto per dare l’idea, fa male sul serio.

La copertina qua affianco è quella della prima edizione (credo), quella che ho letto io ha una copertina troppo di mierda.

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