F.Scott Fitzgerald - "IL GRANDE GATSBY"
Si può rivivere il passato? Si può far rivivere un amore che non c'è più?
Jay Gatsby pensa di sì e nessuno al mondo può fargli dimenticare Daisy, quella ragazza di buona famiglia che lo ha abbandonato, perchè povero, per sposare il ricco Tom Buchanan.
Gatsby che ora è diventato ricchissimo,che sulla sua ostentata e immediata ascesa economica ormai girano diverse indiscrezioni tanto che c'è chi maligna che ha addirittura ucciso un uomo, ha un solo obbiettivo: tornare da Daisy, farle vedere che persona importante è diventato e con lei fare un salto nel passato, risistemare le lancette dell'orologio al punto giusto e dimenticare tutto; West Egg, i festini notturni, le scommesse clandestine, le amicizie poco sincere, dimenticare tutto e vivere in una sorta di limbo l'amore con Daisy.
Riuscirà nell'impresa? Dopotutto Jay ha ottime carte, il suo fascino è riconosciuto da tutti a West Egg, è una persona con un alone di mistero che alimenta le chiacchiere sul suo conto;definito dal suo amico Nick Carraway, che nel romanzo è il nostro narratore, una persona dai gesti ininterrotamente riusciti... ma Tom, il suo rivale, non la pensa come Nick e di certo non è disposto a farsi da parte.
Nick Carraway ci racconta tutta la storia e come avverte subito all'inizio del racconto lui non è abituato a giudicare e prendere una posizione morale, lascia a noi lettori farci una opinione sulle leggi che governano quel fragile mondo della ricca borghesia americana degli anni 20, quel sogno americano che così facilmente può essere mandato in frantumi.
Fitzgerald ci trasporta in un mondo notturno fatto di personaggi che bevono champagne e guidano auto sportive a tutta velocità, di persone che vivono in un eterno presente di superficiale benessere e che non si curano di nulla tranne che di loro stessi e lo fa con una scrittura talmente fantasiosa ed originale che proviamo una naturale ammirazione verso tutto quello che ruota intorno a Gatsby... e quando la storia sembra incanalarsi verso un finale ovvio ci sorprende con una serie di tragedie e di vendette memorabili.
Se c'è una cosa che mi colpisce della scrittura di Fitzgerald che qui è ai massimi livelli è questa sorta di ambiguità; lui ci mostra i comportamenti discutibili dei suoi personaggi, la loro sfacciata ricchezza, la loro totale assenza di moralità, delinea precisamente i limiti della società di cui anch'egli fa parte ed allo stesso tempo non può fare a meno di amare ciò che racconta...non so a quanti di voi ma a me ricorda Federico Fellini de La Dolce Vita che nel suo capolavoro ci mostra una Roma post-imperiale in totale sfacelo morale di cui ne è comunque innamorato, la critica magari, la disprezza ma ne è sempre innamorato.
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