I californiani Fu Manchu sono considerati uno dei più importanti gruppi stoner, secondi solamente ai Kyuss. "In Search Of. . . ", pubblicato nel 1996, è il loro album probabilmente più rappresentativo e dimostra che effettivamente i Nostri attingono dalle stesse fonti della band di Homme e Garcia: come loro, infatti, i Fu Manchu ripropongono i riff trucidi e i ritmi cadenzati e pesanti dei Black Sabbath con sonorità fragorose e devastanti derivate dal garage di fine anni Sessanta. Il loro è un cupo hard rock caratterizzato da muri di distorsioni fuzz, assoli pregni di wah-wah ed effetti vari (delay e tremolo soprattutto), basso robusto e batteria potente e martellante. E' molto singolare inoltre l'uso della voce da parte del cantante (e chitarrista) Scott Hill: egli infatti non utilizza né un registro melodico né tanto meno urlato, poiché predilige un timbro che si avvicina molto al parlato.

Quello che tuttavia li distingue dal combo di Palm Desert è il valore della musica: quella dei Fu Manchu è più scarna dal punto di vista compositvo, offre poche variazioni e alla lunga può riuscire monotona. "In Search Of. . . " serve una scaletta di dodici canzoni che prese singolarmente sono molto pregevoli, ma se vengono ascoltate in successione possono un pò stancare nel proporre costantemente quel tripudio di riff sabbathiani ultradistorti, quei tempi cadenzati e marziali e quella voce che un pò paradossalmente parla e non canta quasi mai. Sono pochi gli episodi memorabili: il brano inizale, Regal Begal, che ibrida il gruppo di Ozzy Osbourne con gli MC5, la malevola Cyclone Launch e Neptune's Convoy, la canzone forse migliore in catalogo, una sorta di Black Sabbath (la canzone omonima, s'intende) di fine secolo: inizio lento e minaccioso, sviluppo in crescendo e finale travolgente. In mezzo a tanto tumulto sonoro la canzone più tranquilla è The Bargain, un sinistro blues stoogesiano (nella strofa c'è una chitarra acustica in sottofondo appena percettibile)

Lungi dall'essere un capolavoro, "In Search Of. . . " è tutto sommato un buon album di stoner rock asciutto e potente. In un mondo più giusto avrebbe ottenuto un giudizio leggermente migliore (tre stelle e mezza).

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