Ah.......i meravigliosi anni ottanta! A volte, musicalmente, tornano per lasciare l'amaro in bocca, per riproporre in modo sterile "articoli" usati e stra-usati, a volte per lasciare incredibilmente l'ascoltatore a bocca aperta, stupito da tanta capacità di rimescolare sapientemente un passato, fatto di sintetizzatori e finte batterie, morto e sepolto da quasi trent'anni. Gli anni '80 "A Volte Ritornano", come scriveva Stephen King in suo vecchio libro; questa volta no, son vivi e vegeti e in splendida forma.

Non si può che rimanere scioccati, nel bene o nel male, dal primo ascolto di "Singles", quarta uscita del trio di Baltimora "Future Islands". Isole future? Strano nome, di futuro se ne intravvede veramente poco, il gruppo è saldamente ancorato nella baia della più classica fusione tra synth-pop e new-wave anni ‘80. Ma è come possibile nel 2014 rimanere fulminati da una proposta tanto vecchia e usurata? Come è possibile far breccia nel mondo del revival anni '80? Che senso può avere, nel 2014, ascoltare una musica tanto vecchia e usurata? 

L'album mi ha entusiasmato. I dieci pezzi racchiudono tutte le caratteristiche positive della musica anni '80: ritmi ballabili, pop-hits da alta classifica, bassi pulsanti sottorranei, romanticismo melodrammatico, grandi interpretazioni vocali. E proprio sulla voce Samuel T. Herring, potente ed espressiva, si basa la forza trascinante dei "singoloni" del nuovo album. E' la sua voce il punto di forza e il filo conduttore della loro proposta, una voce che una miriade di gruppi post-metal pagherebbero oro per averla. Ascoltate per credere il grugnito animalesco che fuoriesce inaspettatamente dalla sua gola nella meravigliosa "Fall From Grace".

Album che si beve come un bicchier d'acqua o, meglio, come una birra gelata nel deserto sahariano, perfetto per chi si ferma ancora estasiato ad ascoltare i "mitici" pezzi degli anni '80 (Duran Duran, Ultravox, Spandau Ballet, Nik Kershaw, New Order, Pet Shop Boys, i primi Depeche, Talk Talk, Orchestral Manoeuvres in the Dark et similia), per chi vuole ricredersi sulla falsa credenza che tutto il synth-pop sia solo merda fumante da cui stare alla larga, per chi ama il revival. Album assolutamente da evitare per chi non sopporta il "plasticone e il fintume" delle tastiere anni '80, per gl'integralisti "duri e puri" rockettari, indiegeni o metallari, per chi odia le nostalgie dei tempi perduti.

Album perfetto per la stagione estiva (la cover è emblematica!) che si sta aprendo (si fa per dire!), per chi ha voglia di rituffarsi in un passato fortunatamente passato, per chi ha voglia di trascorrere quaranta minuti in assoluta leggerezza, in una sintetica felicità fatta di ricordi oramai bruciati.

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