Pur non essendo un appassionato del genere "Romance", mi intriga molto il cinema italiano degli ultimi 15 anni.
Probabilmente il film che mi ha fatto riconsiderare il panorama cinematografico nazionale dopo le compiante risate della commedia sexy anni '80, è stato "Romanzo criminale" del 2005, capace, a mio parere, di esprimere una storia interessante con codici stilistici di alto livello.
Ho rivalutato anche la parte relativa al cast: Chi si sarebbe mai aspettato di apprezzare un attore come Kim Rossi Stuart, che sinora avevo considerato semplicemente un attoruccio di seconda classe relegato a pellicole sentimentali per ragazzine desiderose di lacrime dolciastre?
Insomma, secondo me il cinema italiano, soprattutto quello "fresh" e quello indie degli ultimi 15 anni, ci ha regalato tante opere di qualità. Ha inoltre dato nuove opportunità ad attori inizialmente sottovalutati. Oltre al sopra citato Kim, posso citare in merito Riccardo Scamarcio e Marco Giallini. Artisti che, ad oggi, sono a mio parere davvero in grado di avere un forte impatto sulle pellicole da loro interpretate.
Oltre a questi, non posso che conferire una personale nota di merito all'immenso Pierfrancesco Favino, che ha saputo rendersi apprezzabile in ogni suo ruolo e in film davvero diversi tra loro. Grandissimo professionista.
Ecco, dopo questo pippone iniziale, vado a parlare del film, "Gli anni più belli".
Pur riconoscendo la capacità come regista di Muccino, non mi sarei mai aspettato di trovarmi un giorno a dedicare qualche minuto a scrivere una recensione di un suo film.
E vi parlo di appassionato di film un po' "dark", delinquenziali e crudi.
"Gli anni più belli" non è un film romance, è una legnata sullo stomaco che pone il focus sulla natura dei rapporti tra persona e persona.
In una sceneggiatura che saltella efficacemente avanti ed indietro nel tempo, nell'arco di quarant'anni, il film ci mostra non tanto IL VALORE UMANO dei protagonisti, quanto la loro CAPACITÀ di essere coerenti con ciò che credevano di essere.
E un film che scava nelle miserie dei personaggi e ne mostra le conseguenze nel tempo, senza cercare il modo di regalare al pubblico un lieto fine ed al contempo senza cercare di creare dei mostri da dare in pasto agli spettatori.
Un'opera come questa secondo me può essere considerata parte di quello che definirei un "neo-neo-realismo" di questi anni. Complimenti a Muccino per averci provato e, secondo me, per esserci riuscito in maniera davvero efficace.
Carico i commenti... con calma