Non fatevi fuorviare dal nome della band, Galaxie 500, in perfetto stile synth pop anni ottanta, non prestate neanche troppa attenzione al titolo dell'album, "On Fire", non troverete nessun incendio sonoro, se cercate un indizio potete far caso alla loro provenienza, Boston, coevi e concittadini dei Pixies.
"On Fire" è il disco della consacrazione artistica di questi tre ormai ex ragazzi, che dopo una laurea ad Harvard diedero vita ad una piccola rivoluzione, ripartendo - come sempre nella storia del rock- da un basso, una chitarra e una batteria. Il disco si manifesta al primo ascolto, non cela nessun segreto nella sua semplicità, tre accordi per canzone suonati senza particolari vezzi, un basso che tesse melodie, una batteria soffice come un tappeto di nuvole su cui si culla una voce stralunata ed onirica.
Il mood predominante è quello della malinconia, dell'intimità, brani dalle tinte deboli e dai contorni poco delineati, con una ripetitività ed una lentezza dal sapore tipicamente psichedelico.
E' il tipico album in cui si può sprofondare dentro, avvolti dalle emozioni liquide e dilatate di Tell Me o di Snowstorm , dove il wha-wha e il falsetto del neozelandese Wareham sembrano evocare la nostalgia di un sogno ormai svanito, per poi lasciare spazio all'insistenza distorta di When Will You Come Home, o all'estraniazione condita di sax di Decomposing Trees. C'è spazio anche per un omaggio a George Harrison con Isn't It A Pity a chiudere l'album, talmente interiorizzata da sembrare lo sbocco naturale dei brani precedenti.
Molti pagheranno credito ai Galaxie 500, padri artistici dello slowcore e dello shoegazer che tanto raccoglierà negli anni '90, Slowdive, Low, Codeine e affini. Loro però non ci sono più, la galassia 500 cesserà di esistere dopo solo 5 anni di vita nel 1991 a causa di profonde incomprensioni e divergenze caratteriali, Dean Wareham darà vita ai Luna mentre Damon Krukowski e Naomi Yang continueranno a suonare insieme, con Kramer (il produttore storico) spesso presente in entrambi i nuovi progetti.
Peccato, si sa che per ogni galassia che scompare l'universo diviene un po' più povero...ci resta almeno questa foto indelebile.
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