Il Buco.

Curioso che proprio io mi ritrovi a recensire per la seconda volta un film con il medesimo titolo di un vecchio film francese:

https://www.debaser.it/jacques-becker/il-buco-le-trou/recensione

…ed anche stavolta si tratta di una prigione ma stavolta non è una prigione convenzionale ed è impossibile evadere…

C’è chi sta sopra.

C’è chi sta sotto.

C’è chi cade.

Un po’ come nella vita.

Immaginate delle persone imprigionate in una stanza. Due per ogni stanza. Al centro della stanza un buco quadrato 4x4. Primo piano.

Secondo piano, idem.

Terzo piano: uguale.

…e così via a scendere, sempre più in basso.

Una torre infernale, senza finestre, due letti distanti ai ridosso di due pareti, un lavandino ed in mezzo …un buco.

Ogni giorno cala una piattaforma 4x4 che va a coprire il buco. Una tavola imbandita con ogni ben di dio, alta cucina addirittura…

Il primo piano ovviamente mangia per primo. Il secondo mangia gli avanzi del primo piano. Il terzo piano idem.

…e così via a scendere, sempre più in basso.

Quanto e cosa resterà da mangiare agli inferiori dei piani inferiori?

L’obiettivo è resistere per alcuni mesi al fine di ottenere un attestato la cui utilità ci è ignota ma supponiamo sia molto, molto utile una volta tornati in libertà, là fuori.

Questo è l’interessante incipit del fanta-horror “politico & distopico” spagnolo scritto da David Desola e Pedro Rivero e diretto da Galder Gaztelu-Urrutia.

Ha ottenuto diversi premi al Festival di Sitges ed ha conquistato il pubblico (ed il sottoscritto) al Festival di Toronto 2019.

Facciamo dunque la conoscenza del protagonista che si ritrova al piano 48. È Goreng (Iván Massagué). Il suo compagno di cella invece è Trimigasi (Zorion Eguileor).

Ok mi fermo qui.

Potete immaginare cosa potrebbe accadere col trascorrere dei giorni? Se a questo aggiungete una regoletta di chi gestisce il buco che non vi sto a dire, capirete che i nostri inquilini (ma quanti sono i piani?) si ritrovano proprio in un bel cazzo di casino.

Eppure il cibo è calcolato per sfamare tutti dal primo all’ultimo piano, giù, negli inferi della torre… una metafora della vita esemplare dove chi è sopra sta bene, ha tutto, anzi ha troppo. Chi sta in basso ha poco, ha gli avanzi, quando va bene, fino a non avere più nulla e di nulla si muore.

Il film è crudo e crudele, l’ambientazione è per forza di cose scarna e sudicia. Vedremo in condizioni estreme e disperate a cosa è disposto l’essere umano pur di sopravvivere. La fotografia è algida e “rossa”. Rossa come il sangue che, inevitabilmente, scorrerà. Anche la colonna sonora, ridotta al minimo è gelida ed inquietante.

Il nostro eroe, proverà a cambiare le cose ma si ritroverà ad essere ben presto anch’egli vittima di un sistema iniquo ed egoista che produce ingiustizia sociale, morte e violenza.

È un film che fa riflettere, fin troppo chiari i riferimenti alla nostra società ed al mondo in cui viviamo.

E tu a che piano stai?

By Neflix

@Carlos: vedilo, mi ha fatto pensare molto a quel che ci siamo detti qua.

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