"Grey Britain is burning down
we'll be buried alive, before we drown
the queen is dead, so is the crown
the shallow grave, fit for the ground
stick your coffins in the riverbed
where all our sins are laid to rest
set alight to the flag we used to fly
god help us now, we are ready... to die" - "The Riverbank"
Il rumore di un fiume - il Tamigi -, una cupa melodia, l'urlo disperato di Frank Carter: "Grey Britain" è iniziato. Poche volte riesco a trovare un disco in grado di coinvolgerti a tal punto che sembra di essere lì, questo è uno di quelli. "Grey Britain" è uno dei migliori esempi di come fare un concept-album Hardcore Punk nel nuovo millennio, che, purtroppo, sono riuscito ad ascoltare solo pochi mesi fa, questo perchè i Gallows oggi, avendo cambiato il cantante dopo questo disco, hanno cambiato di molto il loro sound, a mio parere, ora molto meno personale. Non è un caso, infatti, che questo concept-album sia considerato dai fan come il migliore del gruppo inglese, che ha realizzato un disco ambizioso e, a dir poco, drammatico. Ciò che colpisce più di tutti in questo disco, infatti, è il senso di disperazione e drammaticità, ci troviamo in una Londra distopica in crisi e dominata dal caos.
L'opener "The Riverbank" esprime meglio di tutte la disperazione e ci accompagna lentamente nel nostro viaggio in questa Londra decaduta. Il cantato urlato di Frank Carter è tra le cose più drammatiche che abbia mai sentito, inquieto e passionale, rende il sound del disco unico.
Le canzoni successive, tra cui spiccano "London Is the Reason", "Leeches", "I Dread the Night" e la bellissima "Death Voices" sono caratterizzate da una violenza incredibile, quasi a voler farci vedere gli scorci di Londra, nella quale si prepara anche una rivoluzione, un barlume di speranza che non si spegne contro il potere oppressivo.....poi, lo stacco. "The Vulture", divisa in due atti, conclude la prima parte del disco in modo divino, una prima parte melodica suonata con la chitarra classica, poi rabbia travolgente fuori controllo, la rivoluzione è iniziata. Con "The Riverbed", non a caso simile anche nel titolo a "The Riverbank", sembra iniziare un nuovo disco, più violento e, si può dire, positivo, ma è solo un'illusione. Con "Misery" torna la malinconia, stavolta in dimensioni maggiori, la canzone in questione è la mia preferita dell'intero disco, forte, malinconica e distruttiva, fa il paio con "Crucifucks", violenta track che conclude in modo perfetto il disco con un toccante finale con il pianoforte e l'urlo disperato di Frank Carter che annuncia disperato che la situazione a Londra non è cambiata, la soluzione è farla finita, non c'è via d'uscita da Grey Britain.
"Grey Britain is fucking dead,
so cut our throats, end our lives, let's fucking start again."
Finito il disco sono rimasto a bocca aperta, mai mi sarei aspettato un disco del genere da una band così giovane, il loro progetto era così ambizioso che poteva essere fatto un film, proprio per questo se cercherete i video di "Grey Britain" scoprirete che i singoli, se messi insieme, comporrano un film musicale di circa 40 minuti con una sua trama e personaggi.
Non so quando ritroverò un disco del genere ed è un peccato che un vocalist e compositore del calibro di Frank Carter abbia lasciato il gruppo, difficilmente mi scorderò del suo cantato urlato. Ciò che importa, però, è che esistano ancora dischi come questo, capaci di trasmettere emozioni, perchè la musica prima di tutto è questo, quindi, non posso fare a meno di consigliarvelo moltissimo e di lasciarsi coinvolgere come me da questo piccolo capolavoro Punk, lasciando per una volta perdere i vostri pregiudizi, ma solo apprezzando la musica e l'atmosfera. Buon viaggio.
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