Cristallo, il paragone mi sembra azzeccato. Azzeccato perchè fragile ma in grado, se strusciato in modo corretto, di produrre un suono armonioso variegato e potente.
I Game Theory erano gli straordinari artigiani capaci di forgiare in modo del tutto personale ed artistico un Pop a tiratura limitata ricercato ed incredibilmente fuori dalle righe.
Azzeccato se tutto si riducesse a ventisette pezzi orecchiabili, piacevoli e di facile lettura ma è proprio qui che iniziano i problemi. Sì perchè di Pop si tratta ma la purezza del prodotto viene costantemente messa a dura prova dalle scelte stilistiche che la Band ci propone nell'interezza dell'opera.
In "Lolita Nation" troviamo un campionario di pezzi semplici efficaci ed al contempo per nulla scontati; un ventaglio sonoro che va dal patchwork di fonemi sintetizzati ("Kenneth - What's The Frequency?" vi dice niente?) a ballate notturne e campestri (“Shard” “Go Ahead, You're Dying To”) passando per esempi di Powerpop energetico e vitale ("The Waist and the Knees" "Look Away" "Where They Have To Let You In" ). Viaggi lisergici su cantilene armoniche e suadenti ("Dripping With Looks" ) si intervallano a ricerche cacofoniche disturbate non per questo disturbanti ("The Waist and the Knees"), marcette esili come foglie al vento ("Andy in Ten Years") a cavalcate desertiche e solitarie ("Toby Ornette") sino a veri e propri esperimenti empirici di collage radiofonico ("All Clockwork and No Bodily Fluid Makes Hal a Dull Metal Humbert / In Heaven Every Elephant Baby Wants to Be So Full of Sting / Paul Simon in the Park with Canticle / But You Can't Pick Your Friends “ kilometrico!).
Sbalzi umorali costanti e repentini deviano l'ascolto sull'affascinante binario delle sensazioni che il cervello prova nel momento in cui la sua corteccia viene attaccata da ripetuti ma mutevoli input come se in una seduta di elettro stimoli fossero proposte infinite piccole scosse differenti ma totalmente convergenti sullo stesso preciso punto.
L'album è barocco e colto ma totalmente privo di riccioli inutili permettendo all'estremo rigore impiegato nella ricerca di sbocciare in un insieme corale, emotivo e al tempo stesso multiforme.
Un piccolo grande calice di vetro pregiatissimo dove brindare ad un album straordinario!
Cristallino appunto!
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