Se io dico Gamma Ray, a cosa generalmente si va a pensare? Si pensa a "Rebellion in Dreamland", a "Land Of The Free"... si pensa a "Somewhere Out In Space", alla serratissima doppia cassa a elicottero di Zimmermann, alla voce sgraziata di Hansen. Quello di cui invece voglio parlare ha poco a che fare col Power cupo e pesantemente influenzato dai Priest dell'ultimo "Majestic".
L'anno è il 1988. A seguito di forti dissapori con Weikath, poco prima di un tour di supporto agli Iron Maiden, che avrebbe portato in trionfo l'inarrivabile gioiello e capostipite del Power Metal di scuola teutonica, "Keeper Of The Seven Keys Part II", Kai Hansen lascia i suoi Helloween per iniziare una carriera solista che potesse soddisfarlo maggiormente. Spasmodicamente si attendeva l'esordio di Hansen, esordio che tanto esordio non è se con esordio si pensa a produzione scarsa e mancanza di fondi. Alla voce Scheepers, alla chitarra Hansen e l'attuale bassista Schlachter, dietro alle pelli Burchardt e al basso Wessel. E' nato cosi un vero capolavoro. Senza abbandonare un certo sound Helloweeniano (e ricordiamoci che in buona parte quel sound è stata creazione sua), ma lasciandosi prendere anche da influenze prog e Queeniane, nel 1990 Hansen ha dimostrato di saper sfornare capolavori, alla faccia di chi pensava che senza poter contare sull'ugola d'oro di Michelino Kiske, le abilità non indifferenti in songwriting di Weikath e la potentissima sezione ritmica Grosskopf-Schwichtemberg (R. I. P. ), Hansen non avrebbe mai potuto farcela. A dirla tutta è stato proprio il contrario, ne è prova il fatto che senza Hansen gli Helloween non hanno più saputo ripetere i capolavori che avevano sfornato con lui (basti pensare a "Pink Bubble Goes Ape" uscito quasi in concomitanza con "Heading For Tomorrow"). "Welcome", un intro destinato a diventare apripista dei concerti dei Rays, che si rifà sicuramente agli intro più tipicamente Helloweeniani dei primi due Keepers conduce alla forsennata "Lust For Life", allegra e potente. Ottimi gli assoli di Hansen, e ottima, soprattutto, la voce di Scheepers, che davvero non fà rimpiangere il comunque a mio parere irraggiungibile Kiske. "Heaven Can Wait", non certo da meno, è un altro inno alla voglia di vivere, che, pur essendo più lenta e più incentrata sul chorus rispetto alla precedente "Lust For Life" non perde assolutamente niente in termini di sensazioni, ci si sente spinti verso il cielo, verso il volo, cosa che capita non di rado nel Power di casa Hansen.
Tutto diventa più cupo con la successiva, anthematica, "Space Eater", aperta da potenti schitarrate e da un basso incalzante. Scheepers sussurra, per scoppiare poi nel bridge e sfociare nel potentissimo chorus, che sembra scritto apposta per essere urlato da centinaia di persone a un concerto. "Money" risolleva sicuramente il tono dell'album, e di nuovo si ritorna alla velocità e alla spensieratezza, in una sparatissima cavalcata. Ironico inno ai soldi, "Money" mi ha colpito per il testo, davvero molto ironico, che trova due persone a discutere; la prima vuole restare attaccata ai suoi ideali, mentre la seconda suggerisce lei di attaccarsi ai soldi, che, citando e traslitterando il ritornello, sono ciò che manda avanti il mondo, che fa vivere... "Money" è una delle canzoni che più mi hanno colpito di questo album, una sorta di rifacimento di "Rise And Fall", mi ha fatto davvero sorridere in tutta la sua carica ironica e volutamente supercelebrativa verso le "Money" a cui inneggia, e se a tutta questa ironia e simpatia nel testo si aggiunge un ottimo songwriting e un'ottima esibizione, ben venga!Quando parlavo di riferimenti Queeniani, non lo facevo per caso. "The Silence", probabilmente la migliore ballad nel repertorio "Gamma Ray", è l'omaggio più spudorato tra gli omaggi che Hansen ha tributato ai Queen. Considerata, e a buon merito, aggiungerei, una delle pietre miliari assolute della discografia di Hansen, "The Silence" alterna a momenti delicatissimi, dove regnano, incontrastate, la voce di Scheepers e le note di un pianoforte, dei chorus lenti e solenni che raggiungono un'intensità incredibile sul finale, appena dopo il break centrale/assolo di Kai. Le ritmiche si rifanno serrate e di nuovo ci si trova travolti, dalla sottovalutata "Hold Your Ground", ottima canzone Power, dove, di nuovo, a farla da padrone sono gli assolo e un'azzeccatissimo break centrale, dove la canzone si trasforma e diventa una forsennata cavalcata, che rallenta per ritornare al chorus, che invece viene ripetuto in accelerazione fino a giungere al finale, velocissimo. "Free Time" non è stata scritta dall'abile Hansen, ma da un songwriter meno valido, Scheepers, e si sente. è in asoluto l'unica pecca del lotto, che pur non avendo molto mordente si lascia comunque ascoltare, senza affossare il giudizio sull'intero lavoro. Un coro che nuovamente prende spunto dai Queen apre la mastodontica suite e title track "Heading For Tomorrow", che è una sorta di riassunto di quanto sentito finora. Strofe ben cantate, che lasciano da parte la velocità a favore di una certa sollennità, si interrompono di colpo; la canzone rallenta, si addormenta, per cosi dire, cullata da un ottimo lavoro di batteria, chitarre e tastiera, in omaggio al miglior prog; lentamente la traccia si inizia a risvegliare, e prende un intensità sempre maggiore, per poi accellerare sempre più e giungere alla sua seconda parte, rabbiosa e cupa, infarcita di accelerazioni e lunghissime parti strumentali che giungono a dei cori davvero da brividi, impressionantemente travolgenti e pieni di pathos, e non si può non rimanere sconvolti di fronte a una canzone di tale livello e intensità. Conclude l'album "Look At Yourself", cover degli Uriah Heep, sicuramente buona, ma che non saprei giudicare rispetto all'originale, non conoscendola ( l'originale).
Hansen ha iniziato così la storia dei Gamma Ray, che da progetto di un chitarrista / songwriter ambizioso e pieno di talento come lo è Kai Hansen sono diventati oggi uno dei maggiori gruppi in ambito Power. Un album vitale e positivo, ben scritto e ben suonato risalente a un epoca ormai lontana, quando il Power metal non era solo doppia cassa a elicottero, draghi e spade. Imperdibile.
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