I pochi debaseriani che conoscono i Gamma Ray, probabilmente accosteranno il loro nome a lavori come "Land Of The Free", "Somewhere Out In Space" e saranno in trepidazione per l'imminente pubblicazione della seconda parte di "Land Of The Free". Io tuttavia voglio parlarvi brevemente dei primi Gamma Ray e di "Sigh No More" in particolare: il secondo prodotto di una delle band teutoniche più amate e famose del power metal europeo. "Sigh No More" è uscito nel lontano 1991; al tempo Kai Hansen suonava solo la chitarra, Ralph Scheepers (ora Primal Fear) cantava e Dirk Schlachter si prodigava con la sua sei corde e non con il basso (come invece succede da "Somewhere Out In Space").

Quando ho acquistato il seguente cd avevo 15 anni: allora non avevo un minimo di cultura musicale, non sapevo apprezzare un cambio di ritmo, una pausa, un break, un bel giro di basso o un arpeggio. A quel tempo la buona musica per me era solo quella immediata, potente e dotata di bei cori: il power più facile e scontato, insomma. "Sigh No More" non andava in quella direzione e solo con il passare degli anni ho saputo rivalutarlo pienamente.

Partiamo con il dire che questo cd non ha quasi nulla che si possa accostare alla musica power, in quanto si tratta di rock sperimentale. Le canzoni non ne vogliono sapere di stare rinchiuse in strutture lineari e prevedibili. Un'altalena sonora, tra cambi di tempo, crescendo, accelerazioni e bruschi rallentamenti senza andare alla disperata ricerca del ritornello ruffiano. "Father And Son" è un esempio memorabile di rock in movimento e creatività compositiva. Si parte con un arpeggio elegante, seguito dal tappeto sonoro del piano ed un cantato passionale. Pochi momenti dopo siamo sballottati da una parte alla altra in un sound potente, in evoluzione, irresistibile ed apparentemente disordinato. Chapeau!!! Stesso discorso per il brano di apertura: questo di solito è ruffiano, semplicissimo e studiato per entrare in testa. Nulla a che fare con la cadenzata "Changes". Si muove con lentezza, non ha fretta di svelarsi e portarci al coro. Le strofe, durante le quali il gioco di backing vocals diventa sublime, sfilano con classe per una calcolata situazione di attesa che cresce fino all'assolo articolato e passionale cui segue un cambio di tempo (crescendo inesorabile) sottolineato dal giro di basso.

"Countdown" è rock genuino, minimale e d'impatto con linee melodiche ripetitive ipnotiche nella quali è piacevole lasciarsi andare: un brano che praticamente non ha nulla a che fare con la produzione futura dei Gamma Ray. Uwe Wensel suona la carica con il basso per un brano dal testo impegnato come "(We Won't) Stop The War" che grida all'ipocrisia della gente. Coro memorabile e di grande appeal per un brano non convenzionale nel break che esula completamente dal resto del pezzo e che dà la carica per la spinta finale. "Dream Healer"... vertiginosa. Una cavalcata selvaggia viene evocata dal riff, dalla sezione ritmica e dal solo. E' un tira e molla meraviglioso, pieno di pause, accelerazioni, atmosfere di attesa e ripartenze. Inascoltabile per un ragazzino che non è disposto a ragionare e digerire il suono, sbalorditivo per chi invece sa apprezzare la musica e non ha paura di riascoltare a ripetizione lo stesso brano. "As Time Goes By", "Rich And Famous" e "Spirit" sono tre ottimi esempi di metal melodico mutevole e senza doppia cassa. Esulano tuttavia dal resto della proposta e dal senso della recensione incentrata sul fatto che "Sigh No More" è un cd di rottura e diverso dai soliti Gamma Ray post "Land Of the Free".

Kai Hansen nel 1991, dopo aver contribuito in modo decisivo al successo degli Helloween dando vita al power metal melodico ed dopo aver sfondato nel mercato discografico con l'esordio dei Gamma Ray, smarrisce la strada. Smarrisce la strada nel senso che riesce a trovare il coraggio di percorrere lidi musicali più originali, creativi e meno facili all'ascolto con la pubblicazione di questo cd in perfetta dicotomia con la bruttezza della copertina. Un percorso che non è stato più riaperto per una gemma che nessuno, o quasi, conosce e apprezza. Peccato.

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