Massì...al Diavolo la vita di coppia, Cristo di un Dio! Probabile avesse ragione un mio vecchio maestro di vita (''...e ricorda sempre che la donna è un po' come la carne alla brace: quando fa il sangue va girata...'') in seguito laureatosi brillantemente ad Harvard e adesso gran Ciambellano di Burlesque in quel di Arcore.
In preda ad inarrestabili rigurgiti d'anti-emancipazionismo acuto e con la baldanza che contraddistingue SuperMario Monti ad ogni meeting con la Cancelliera, i miei Cento Giorni post-Macelleria Messicana li ho trascorsi dapprima da grande peccatore. Poi, più ragionevolmente, mi sono trasformato in errante pellegrino caritatevole con tanto di bisaccia semivuota sul dorso e qualche misero tozzo di pane secco all'interno del camiciotto nero Lemmy-style, alla ricerca di un eremo dove inginocchiarmi a pregare Padre Mustaine (il Dio lentigginoso con la tendinite), senza nemmeno il ''Live at Jerusalem'' degli OM al seguito. Roba da idioti ma dopo tutto era ciò di cui avevo realmente bisogno (per quanto pure un centomila euri non è che farebbero schifo, sia chiaro...)
Alla fine del viaggio meditativo quel che ne è venuto fuori è stato un preziosissimo decalogo ingiuntivo (altero simulacro di libidinoso esercizio) scolpito a mano nei sottobirra fregati al pub che d'ora in avanti osserverò pedissequamente più o meno come un quindicenne che suona da tre mesi la chitarra fa con le inestimabili dottrine pentatoniche di Herman Li:
1. Cambiarsi le mutande ad ogni solstizio o al massimo ad ogni plenilunio
2. In macchina si va dal punto A a quello B senza sosta intermedia alcuna
3. Bere alcool non è soggetto a limitazioni di spazio e tempo
4. Anche solo per cinque secondi ma ogni femmina può essere tua
5. Niente verdura. Mai ed a nessuna condizione
6. Panche piane, Ab Rocket, Ab circle Pro e altre stronzate varie tutti piazzati in saldo su Ebay (peraltro se qualcuno è interessato vi aspetto in pvt)
7. Non devi sentire com'è andata la giornata lavorativa da qualcun'altro quando già non te ne frega un'emerita sega di com'è andata la tua
8. Microonde = alta cucina à la Gualterio Marchesi
9. Lo stramerdoso, fottutissimo calcio (ai prossimi mondiali mi guardo pure Burkina Faso - Sri Lanka), gli acari stesi sul divano con una Ceres in mano, i film cazzoni di Bud Spencer
10. Ascoltarsi a volumi siderali album belli grattoni come il secondo dei genovesi Gandhi's Gunn ''The Longer the Beard the Harder the Sound'' (sottotitolo: Gilette, Wilkinson et similia andate sonoramente a farvi fottere) e sentire nell'aria diffondersi un olezzo come di Seventies, di Kyuss, di C.O.C. dei tempi più pestoni e forse forse pure di Acid King e di Clutch (e adesso non mi fate pure aggiungere la parolina ''grunge'' -Soundgarden in primis- che poi riparte a nastro la dissenteria) per il quale non serve a niente aprire la finestra o piazzare l'Ururu Sarara a manetta. E nemmeno prepararsi un paio di fischioli col ciuffo.
8 brani di spassoso heavy rock, di contagio energetico, di guizzi lisergici che nemmeno la Milf del terzo piano sarebbe in grado di offrire. In trenta minuti c'è di tutto, ancor più che nel già meritevole esordio ''Thirtyeahs'' (2010): polverose schitarrate metallone (''Haywire'', ''Under Siege''), assoli di joshommiana memoria, intense e mutevoli dilatazioni in chiave psichedelica un po' post-rock (''Flood'') e un po' doom (''Hypotesis'') e il grande apporto melodico alla voce di Giacomo Boeddu, una sorta di Eddie Vedder coi petardi su per il coulomb. In pratica un disco che dice una minchia di nuovo nemmeno per striscio, sentito e risentito una vagonata di volte ma ultraprofumato-che-fa-le-buche-per-terra come pochi hanno fatto negli ultimi anni. E (soprattutto) che da due mesi è diventato la mia carica energetica mattutina.
Ho deciso: altro che resistenza pacifica, altro che guanciole lisce come il culetto di un neonato. Qui è arrivata l'ora di procurarsi una 44 magnum, di farsi crescere la barba come Billy Gibbons e di andarsi a sentire i Gandhi's Gunn live al più presto. Sempre che prima qualche verduraio non legga questa rece e venga a casa a chiedermi il conto...
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