ALLARME NERO! Nella "Discovery" di Star Trek con l’allarme nero si “saltava” in un attimo in qualsiasi quadrante, in qualsiasi angolo dell’universo col motore a spore lungo le “autostrade di micelio”. Questo mi è venuto in mente dopo aver letto le storie contenute nell’ultimo lavoro dei fratelloni di Filottrano. Anche loro “saltano” nel tempo avanti e indietro regalandoci un nuovo bellissimo capitolo della loro storia. E allora, nello stagno melmoso in cui galleggia appena l’attuale musica italiana, imbottita di talent e fattori x, arriva un sasso gigantesco a provocare una serie infinita di cerchi, di storie, di ricordi da non scordare (e tra parentesi vi scrivo anche che l’ultimo sasso lo aveva lanciato poco tempo fa Samuele Bersani e il suo cinema…).

Il disco dei Gang si intitola “Ritorno al fuoco” e contiene 10 canzoni inedite ed una cover. E’ stato realizzato grazie ad una campagna di crowdfunding, una sorta di cassa comune che ha permesso ai Severini di raccogliere più di settantamila euro per la realizzazione dell’opera. Più di 1500 coproduttori hanno aderito versando una quota: così nasce un disco libero! Ho avuto la fortuna di ascoltarlo in anteprima in qualità di coproduttore e sono rimasto molto sorpreso dalle sonorità, dagli arrangiamenti corposi (soprattutto fiati) e dal "folk militante" intriso in molte delle canzoni contenute nel cd. Arrangiato da Jono Manson ha visto la partecipazione di numerosi musicisti internazionali di primordine. È stato registrato in parte in Italia ed in parte in America nello studio del produttore. Un lavoro dignitoso, frutto della libertà che Marino e Sandro Severini hanno, svincolati dalle case discografiche. Il piacere di dire qualcosa quando è il momento, l’importanza di scrivere testi che accendono un fuoco intorno al quale sedersi per riscoprire l’umanità delle persone. Questo è "Ritorno al fuoco".

Il disco ha una spina dorsale di fiati imponente che spara subito molti colpi nella canzone che apre il lavoro “La banda Bellini” dove Marino comincia i “salti” nel tempo giungendo nei settanta. Le parole ci riportano nel Casoretto quartiere milanese comunista per antonomasia dove la banda era di casa, “cinque file da dieci, volto coperto, bastone sotto gli impermeabili e chiave inglese in tasca”, un servizio d’ordine per la sicurezza di certe manifestazioni, alla caccia di sbirri e fascisti. Altro "salto" questa volta “senza tempo” nel brano “Via Modesta Valenti”, anziana donna senza fissa dimora, simbolo della condizione di povertà dei senzatetto. Una canzone dolce e struggente, un’altra storia da raccontare attorno al fuoco (“sono angeli e diavoli caduti nel vuoto…e la notte li sputa sulla faccia di dio”). Manson ha imbarcato i Severini su un veliero che solca il mare della storia. Si "salta" ancora fino a raggiungere “El Pepe” dedicata all’ex presidente dell’Uruguay, ultimo gigante dell’utopia, sognatore rimasto fedele ai suoi ideali dove il ritornello, purtroppo, fa perdere un pò di forza alla canzone, “Rojava libero” dove più si sente il suono Gang e la delicata “Azadi” del Kashmir pakistano. La “Discovery” dei Gang "salta" fino ai giorni nostri con “Il treno per Riace” con tanto di mariachi, omaggio al “metodo Riace” sull’accoglienza dei migranti di una piccola cittadina con a capo un piccolo grande uomo: il sindaco Mimmo Lucano. Si "salta" ancora fino al 1891 nella rabbiosa e amara “Dago”, altro racconto per non dimenticare. E’ la storia dell’assalto di migliaia di cittadini americani ad una prigione dove erano rinchiusi ingiustamente 11 italiani accusati dell’assassinio di un capo della polizia. I "bravi cittadini" americani massacrarono gli italiani con pistole e bastoni ed appesero i loro corpi, esposti alla mercè di tutti. Una storia triste che bisogna però raccontare, ricordare. Per non dimenticare. “Concetta” è tra le canzoni più toccanti del cd. E’ una dedica speciale, una ballata lenta per Concetta Candido la donna che per protesta, per essere stata licenziata, si diede fuoco a Torino nella sede dell’Inps. Struggente il violino suonato non so da chi (non ho ancora tutti i crediti).

Il disco contiene una cover: “A Pà” di Francesco De Gregori. Non ha bisogno di presentazioni ma vi riporto qui le parole di Marino Severini sulla canzone, tanto per capirci: “Pasolini è una storia che ancora oggi viene fatta a pezzi. Su quel cadavere trovato all’alba sul litorale di Ostia ancora ci si azzuffa per tirarne via le carni e le vesti…una cosa ignobile, infame e dissacrante, tipica delle iene. Ebbene una canzone come A Pa’ mi restituisce Pasolini invece nella sua unicità direi nella sua essenza, ricompone tutte le parti. E lo fa riportandolo a casa, al Vangelo, quello di Matteo, a quel “voglio vivere come i gigli nei campi…

Sulla copertina del cd i fratelloni in un campo verde con alle spalle un elefante. Tanto per essere chiari sulla memoria...

Alcuni testi non mi hanno convinto del tutto. Qualche ripetizione di troppo, forse, nei ritornelli o non so…non ho voglia di assegnare stelle al lavoro che, comunque, mi è piaciuto tanto. Lo devo ascoltare ancora e ancora, ma sento a pelle che “Nino”, “Più forte della morte è l’amore” e “Marenostro” di "Sangue e cenere" siano inarrivabili. Mi siederei volentieri attorno al fuoco per ascoltare le storie di questo disco. Magari raccontate dallo stesso Marino.

Lunga vita ai Gang.

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