"Go Baby Go Go!
We're right behind you
Go baby Go Go!
Yeah we're looking at yo."

Fortunatamente non era tutto come questo odioso singolo Beautifulgarbage (2001), album che sancisce il ritorno dei Garbage, dopo 3 anni di silenzio.

Forti dell'ottimo riscontro ottenuto col folgorante omonimo esordio, ed il successivo Version 2.0, Shirley & soci ci riprovano, stavolta con un prodotto che dividerà critica e fan come non mai, prodotto quest'ultimo, che vede un cambio drastico di intenzioni artistiche e non : diventano infatti più marcate le influenze elettroniche che solo a tratti accompagnavano i precedenti lavori, (sarà un caso che di questi tempi, nelle charts imperversano "Exciter" dei Depeche Mode, il selftitled dei Gorillaz, e "Blowback" di Tricky?). Le melodie si fanno più frizzanti e radiofriendly, i suoni più morbidi, i video meno studiati rispetto ai tempi che furono. Viene quindi a mancare quasi del tutto la componente Pop Rock di indimenticabili episodi come "Vow" ed "I Think I'm Paranoid", (salvo poi ricomparire, e più presente che mai, sul successivo "Bleed Like Me"), che tanto resero al progetto del guru Butch Vig, che da venerabile mente dei successi dei vari "Nevermind", "Siamese Dream", oltre che produttore per Garbage, Sonic Youth ed altri grossi progetti, attualmente ritrovo finito a sguazzare tra gli studi di Green Day e Jimmy Eat World. Se poi guardiamo la Shirley che si divide tra apparizioni su Terminator e serie televisive di serie b, il preoccupante crollo della band, cominciato con il mezzo flop (vendite parlando) di "Bleed Like Me", è ben visibile!

Rinnovamento in vista quindi? E' chiaro, anche il look ne risente, con l'ormai 35enne Manson in un inedita e patinatissima versione, bionda, un po retrò, un po troietta, che sembra ricalcare in toto la nonnetta Minogue di Fever che, nel frattempo sta facendo stragi di vendite con la sua seconda giovinezza artistica (tutto molto discutibile, figa rimane figa). Butch, Steve e Duke, abbandonano invece la posa vagamente grungiosa-alternativa degli esordi, per far posto ad un immagine più sobria e seriosa, per inciso i classici menosi in nero, alla U2 e Radiohead, che tanto attirano il pubblico femminile di mezz'età. Stesso discorso, graficamente parlando, va fatto per la copertina pregiata, dove alloggia una rosa rossa che quasi fa a botte col -già non privo di contrasto- titolo (bellissima spazzatura), [curiosa anche l'edizione limitata che si apre come una rosa]. Non molto ricco il booklet, con testi e ringraziamenti di sorta.

Dalle premesse parrebbe quindi trattarsi di un lavoro mediocre, e fin troppo studiato dal "volpone" Vig, per ottenere un forte impatto commerciale, (non che il sound di "Nevermind" ambisse ad altro), e la sinistra-ermetica-nichilistica recensione già presente sul database non è che una delle tante critiche arrivate su web e carta stampata, per un disco andato molto bene anche nello stivale; critiche che vanno a parare quasi sempre su questo eccessivo (innegabile per carità) fattore commerciale. Tuttavia proverò ad analizzare e trecbaitreccare meglio un disco, che pur non raggiungendo il fascino del grandioso 95's, ha comunque ugualmente molto da offrire.

"Shut Your Mouth" apre le danze più che dignitosamente, l'arrangiamento, beat in primis, risulta molto più curato del solito, (Vig abbandonerà le bacchette per dedicarsi maggiormente a tastiere/drumbeats/produzione), incuriosisce non poco il connubio di chitarre elettriche, scratch, e synth cupi. Perversa e chiccosa "Androgyny", che pur avendo principalmente nelle liriche il suo punto di forza (il titolo è tutto un programma), non manca di ottime trovate in produzione. Fuori luogo la "natalizia" (?!) "Can't Cry These Tears", poco digeribile per via del motivetto esageratamente sdolcinato, e quelle irritanti campane, dove figurano persino velati richiami anni 60. Ottima l'interpretazione di Shirley sull'interessante "Til The Day I Die" dove tra una moltitudine di scratches, choir sintetizzati, e controcori, a spiccare sono ancora gli incisivi beat artificiali di Vig (una garanzia).

L'atmosfera si fa malinconica, un piano ci introduce la splendida "Cup Of Coffee", ballata dal testo intenso e maturo (una rarità, essendo proprio il songwriting, il tallone d'achille dei Garbage), cosiccome intenso è il vocale insolitamente abbattuto e sofferto di una Manson in "versione Version 2.0" (difficile non trovare similitudini col Trip Hop tutto archi e basse frequenze di You Look So Fine). "Silence Is Golden" presenta soluzioni già esplorate in passato ma sempre funzionanti, come il seattleiano (l'esperienza di Butch torna sempre utile) alternarsi, di strofe "calme" su impostazione ballad, e ritornelli potenti con riffoni taglienti che sfociano in chorus da urlo. La dancereccia "Cherry Lips" invece, come peraltro già sottolineato sull'incipit, non ha esattamente nella potenza di cui sopra, la sua particolarità : si tratta infatti di un inutile canzoncina ipermielosa, che ad oggi rappresenta il punto più basso della carriera dei recensiti; leggermente meglio nell'esecuzione live!

Al che mi ricordo sistematicamente del tasto skip, e ci pensano le energiche "Parade" ("Oh let's bomb the factory / That makes all thewannabes / Let's burst all the bubbles / That brainwash the masses" merita senza dubbio una citazione), e "Breaking Up Girl" con i loro deliziosi refrain a risollevare le sorti del disco, sicuramente tra gli episodi più piacevoli di quest'ultimo, impreziositi come sono ancora una volta dalla convincente performance della frontleader scozzese. C'è spazio anche per altre due ballate, (e qui la rossa sa sempre come esaltarsi), in tal caso la sensuale "Drive You Home", e la coinvolgente "Nobody Loves You", (accompagnamenti molto ispirati) non fanno altro che confermare questa tesi. 100 % elettronica invece "Untouchable" che riprende gli stilemi intrapresi su Androgyny, e dove non possono certo mancare i brevi ponti di onirica struttura (ormai un marchio di fabbrica), apparentemente fuori luogo, ma a conti fatti incredibilmente amalgamati con il resto! Non lascia il segno il lounge mascherato da pop della closertrack "So Like A Rose",  si ci aspettava senz'altro di più, visto e considerato che proprio sulla traccia finale i nostri hanno sempre dato il meglio, osando regolarmente con pezzi di pregevole fattura, dal sound sempre distante da quanto già ascoltato nel resto del disco, basti pensare a Milk su Garbage, You Look So Fine su Version 2.0, ed Happy Home su Bleed Like Me.

Interessante anche il contenuto multimediale offertoci dai quattro : inserendo il cd in un computer, oltre a poter ascoltare i brani in un apposito player sullo stile dell'artwork, sarà infatti possibile avere a disposizione un interfaccia con alcuni frammenti sonori, loop, samples, e vocals acapella usati nel disco, a cui assegnare vari slot, per poter scomporre e rivoluzionare le canzoni del disco, proprio come fosse un piccolo campionatore! 

Contenuti bonus o meno, non si tratta certamente di un album imperdibile, e per chi desideroso di conoscere-approfondire la band è praticamente scontato il solito consiglio dei primi due lavori, tuttavia rimane qualcosa di fresco e ben realizzato, e come da prassi, in un cd dei Garbage sono molti i generi e le influenze che si susseguono, mantenendo sempre e comunque un'omogeneità non irrilevante, non stancando mai l'ascoltatore. E' proprio questo un fattore fondamentale per chi apprezza questa band, che potrà far piacere a tutta quella schiera di ascoltatori dai gusti eclettici e aperti, che ricercano spesso e volentieri questa particolarità in quel che vanno ad ascoltare. Certo ecletticità è una parola grossa per questo lavoro.. per quanto creativo sia l'operato di Vig & co (è notevole la mole di lavoro in produzione), rimangono i punti deboli, come quei 2,3 brani troppo banali, quelli poppeggianti, il discutibile contorno etc, (parliamo comunque dei singoli andati in alta rotazione, e non poteva essere altrimenti), che hanno sicuramente contribuito a partire prevenuti nei confronti di questo, diciamocelo, più che onesto album.

Tornando indietro, nel 2001, restando nel panorama commerciale, sono uscite releases molto interessanti : pensiamo a Parachutes dei Coldplay, Origin Of Symmetry dei Muse, Gorillaz, andati fortissimo su scala mondiale, ma mantenendo una qualità di fondo non indifferente, che aiuta a far passare in secondo piano ogni minimo pregiudizio sulla commercialità, autenticità ( e seghe mentali varie) del lavoro in questione. Qualità che non manca nemmeno a Beautifulgarbage, checchè se ne dica!

Da rivalutare.

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