Al suo trentesimo anno di vita Renato Abate in arte Garbo giunge al capolinea con le major, dopo essersi preso diverse soddisfazioni e sfornato buone e a volte ottime cose.
Manifesti rappresenta il canto del cigno al grande pubblico così come tre anni prima Love Story lo era stato per Faust'O. Renato e Fausto sono due personaggi da leggere spesso parallelamente, nella loro fase major come in quella indipendente.
Complessivamente il lavoro è più rock del precedente Il fiume, a partire già da C'è.
È tardi, tra le mie preferite, mantiene il livello, ma è con Ogni volta che i ritmi divengono più veloci, dando una certa impronta al disco.
Buio totale pure è valida, e crea suggestione con la copertina in bianco e nero che ritrae l'autore con cappello e sigaretta.
Bellissima Dal silenzio, con le sue tastiere cristalline, e col bel ritornello "Nasce qui..."
Arriva poi Sere d'inverno, la mia preferita del disco e obiettivamente tra le migliori della carriera di Renato. Quella bella intro ritmata e poi incalzante il ritornello...
Extra Garbo poi è un brano extra in tutto, prima nelle chitarre, poi nel sax e infine nelle tastiere. Composizione difficile e ardua, ma si ascolta che è una bomba!
Direttamente al cuore è un dignitoso brano pop romantico, mentre Shake it up conclude l'album dando movimento.
A Manifesti do 3 stelle e mezzo come a Il fiume.
Dopo questo uscirà, nel 1990, 1.6.2, che Renato in persona, a mezzo Facebook nel 2020, mi ha spiegato che vuol dire "Io sono due". Sarà la Kindergarten a produrre l'album dando inizio alla discografia indipendente.
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