Quando si pensa alla musica italiana degli anni '80 vengono in mente sempre gli stessi personaggi modaioli e piuttosto banalotti che le radio e le tv propinavano a quei tempi (lo so che è un fenomeno che esiste anche e forse soprattutto oggi, ma tant'è), dimenticandosi spesso e volentieri di artisti che cercavano di andare un po' oltre i soliti schemi triti e ritriti.
Garbo è un personaggio che ha, appunto, cercato di abbinare la buona musica italiana a quelli che erano i fenomeni meno commerciali del tempo, con un buon occhio soprattutto sulla new wave e sul David Bowie più sperimentale, quello di "Low", "Heroes" e "Scary Monsters", e con risultati ottimi, come in questo suo secondo album, che tra l'altro contiene almeno un paio di canzoni che possono tranquillamente essere definite come il suo manifesto.
Sarebbe stata la sua fortuna nascere in Inghilterra anziché in Brianza, poiché il suo nome si poteva tranquillamente accostare a personaggi come David Sylvian o a Robert Smith, senza che ne uscisse sminuito in valore artistico.
I suoi primi album degli anni '80, cioè "A Berlino... va bene", "Scortati" e "Fotografie" sono stati fortunatamente ristampati in CD (dopo oltre 20 anni, che vergogna!!) e anche gli acoltatori di oggi hanno la possibilità di sapere chi era (è) questo "David Bowie della Brianza" (così lo chiamava Diego Abatantuono).
L'album che recensisco ora è "Scortati" ed è senz'altro il migliore della sua produzione. Parte con la title-track, uno strumentale che rimanda molto ad ambienti berlinesi di cui lui deve essere stato un assiduo frequentatore.
"Generazione" può ambire sicuramente al titolo di canzone italiana più bella degli anni '80, chi ha cantato "Noi, padri del silenzio siamo polvere e il vento ci disperderà, noi nei giorni silenziosi siamo nuvole, le nuvole non hanno mai paura" ne sa qualcosa.
Il rock incombe poi su "Moderni", un altro brano che parla di ragazzi confusi e incerti sulle strade da prendere.
Il tempo che passa, "che ora è?", "che anno è?" sono un po' delle costanti nelle canzoni di Garbo.
"Al tuo fianco" è una delle poche canzoni d'amore (in senso lato) di Garbo, che comunque mantiene per quasi tutto il pezzo un ritmo rockeggiante che la rende molto piacevole all'ascolto.
Poi è il momento di uno dei capolavori, "Vorrei Regnare", uno di quei pezzi che fa venire voglia di essere ascoltato più e più volte, new wave sparata, chitarrosa e spumeggiante.
Anche "Terre Bianche" è molto new wave, e anche qui "Andremo nella notte fino all'alba per vedere che giorno è".
Ottima anche "Dance Citadine", martellante nel suo rockeggiare, poi il disco si chiude con due strumentali, "Frontiere", un pezzo un po' sintetizzato e con un fischiettare che lo accompagna, e "Auf Wiedersehen", dove batteria e chitarre la fanno da padrone.
Un disco che non può essere stato dimenticato da chi lo ha amato nel 1982, e che può benissimo essere riscoperto oggi, nonostante le sonorità un po' datate.
Andiamo, gli anni '80 musicali non sono stati solo Duran Duran e Spandau Ballet!
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