Arrivano dalla Puglia i Gardenjia, ma lasciandosi trasportare dal loro sound si potrebbe quasi pensarli figli della terra nordica. Il loro è un progetto dove la musica è posta in risalto, dove espressività e ricerca vengono prima di tutto.
Inguaribili amanti del prog metal e del tecnicismo più spinto, i quattro musicisti arrivano a far quadrare le loro idee attraverso “EPO”, debutto che ha molto da regalare a chi è appassionato di strutture sonore complesse e arte in musica. La loro proposta è tutt’altro che di facile ascolto, all’interno di ogni singolo episodio trovano spazio una moltitudine di soluzioni che potrebbero facilmente far perdere la bussola agli ascoltatori meno attenti, soluzioni che – se ascoltate attentamente – danno alla luce un disco molto interessante e attuale.
Meshuggah, Tesseract e il nuovo filone prog/death statunitense hanno sicuramente donato molto ai Gardenjia, gruppo che ha imparato ad apprezzare il duro lavoro in studio e a stravolgere quanto fatto in precedenza alla ricerca della semi perfezione. “EPO” ha al suo interno varie scuole di pensiero metal: si potrebbe parlare di scuola metal scandinava vista la pulizia dei suoni e la qualità del songwriting, di tech-prog metal made in U.S.A., di rock in alcuni casi e perché no, di djent anche se sinceramente di elettronica c’è ben poco al suo interno. Musicalmente ottimi, i Gardenjia hanno poi trovato nel classico dualismo vocale la strada sulla quale strutturare le liriche, muovendosi su un melodico che bene asseconda i momenti più distesi del disco e su un growl che sa come fomentare gli episodi più “heavy” presenti nell’album. Synth e sax danno poi un sapore ancora più vario ai brani, segno tangibile di quanto il quartetto sia tecnicamente preparato e in una fase costante di crescita/evoluzione stilistica.
A chiudere in bellezza la confezione che racchiude il tutto, un elegante digipack dalle grafiche noir il cui unico neo è quello di non avere al suo interno il booklet, vista la particolarità di “EPO” non sarebbe stato male poter leggere i suoi testi. “In Blue”, “Shapes Of Greys” e “In Dusk” sono ottimi esempi di quanto scritto in questa recensione, se anche voi siete amanti di buona musica in salsa heavy fatevi avanti senza troppi indugi, i Gardenjia sono da annoverarsi tra le migliori promesse che l’Italia ha da offrire oggigiorno.
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