Piccola, si fa per dire, analisi spoiler free di Rogue One: A Star Wars Story.

Ormai è chiaro che in questi ultimi tempi il mercato cinematografico è costantemente costellato (o afflitto) da fenomeni di reboot, remake, sequel e spin off, influenzati, nel bene e nel male, dall'avvento di servizi streaming a là Netflix che ne fanno una mossa vincente di marketing.
Quindi al cinefilo medio che si reca in sala sorge una domanda molto comune: " Ma ce n'era veramente bisogno?"
La risposta è, ovviamente, "dipende". Da cosa? Dalla riuscita del prodotto stesso.
La bellezza del Cinema risiede nel potere di concretizzare e rendere reale ogni storia, ogni idea, ma è il COME che fa la differenza. E questo Rogue One è stata una positiva sorpresa da quel punto di vista.
Il "come" Lucas, e successivamente la Disney, ci abbia abituati all'approccio verso Star Wars lo conosciamo tutti. Garreth Edwars ha deciso di inserire il suo "come" in questo universo. Questo giovane cineasta con all'attivo due pellicole si sta rivelando una promessa del futuro cinema di fantascienza, assieme a Blomkamp e Adams. Ma a differenza di quest'ultimo (regista di Episodio VII), forse ingabbiato nel crudele meccanismo restrittivo di produzione, è riuscito ad essere libero quasi completamente nell'esprimere le sue doti, in primis nella messa in scena.
Una fotografia incredibile, desaturata, in controtendenza con i colori accesi della saga principale. Un atmosfera più cupa, ma nel contempo intima. Edwars rende ogni inquadratura con un approccio nuovo: se in Star Wars hanno sempre dominato i campi lunghissimi e piani medi, la camera da presa qua si abbassa e si avvicina ai volti dei personaggi, valorizzandoli e mettendoli in risalto. Certo, panorami magnifici continuano a caratterizzare la fotografia, elevati da grande profondità di campo e effetti speciali mozzafiato. Anche il montaggio è diverso, molto ritmato, ma dando lo spazio allo spettatore di godersi ogni inquadratura che in alcuni casi raggiunge vette di potenza estetica e visiva che mai mi sarei aspettato.
Anche dal punto di vista narrativo le novità si sprecano: i protagonsiti sono gli esclusi, quelli che fuggono, i partigiani e non i Prescelti. Si narrano le vicende degli ultimi e dei martiri, in un ambiente che è quello di una dittatura politica e sociale, in cui il clima di oscurantismo e bramosia di potere fanno da padroni. E da queste tenebre nasce la speranza di una Ribellione che però non è suicida, ma ragionata e prudente, molto realistica. Non solo, la scrittura di questo film lo fa incastrare alla perfezione nel contesto narrativo riuscendo addirittura a risolvere delle ingenuità che tanto "amiamo" della saga.
Ciò che infine ho apprezzato della pellicola è la sua indipendenza. E' il regista che prende per mano il film e non il contrario. Non è solo un grande film (a mio parere il migliore) film su Star Wars, ma è soprattutto un'ottima pellicola di fantascienza che strizza l'occhio al fan più attento, ma che nel contempo regala un grande livello di intrattenimento e un minimo di profondità in più che non guasta mai.
Quindi correte al cinema, riempite le sale e tenete d'occhio questo ragazzo che potrebbe regalarci tante robe belle in futuro.

P.S. Rimando alla recensione del buon joe strummer, recensore più esperto e capace di me che offre una visione diametralmente opposta, ma molto interessante e puntuale.

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