Ormai sei un signorotto di mezza età… porti ancora i capelli lunghi, quelli non ti rassegni a tagliarli, ma nonostante questo piccolo retaggio sai benissimo che non avrebbe senso suonare ancora una volta "Out in the Fields" o "Run For Cover". Ti guardi allo specchio, e sei felice di quello che vedi, di ciò a cui sei arrivato… passione, energia, malinconia e introspezione convivono tranquillamente in ogni tua espressione, lo dai a vedere benissimo ogni volta che imbracci la tua Gibson… non riusciresti mai a celare l’infinito trasporto emotivo che provi ogni volta che suoni, fosse anche una sola, semplice, lunghissima nota. Getti uno sguardo indietro, e sai benissimo che non potresti mai rinnegare quello che hai fatto in passato, ma sai anche che è giunto il momento di andare avanti… il blues, Peter Green, la sua chitarra che ora è tua, quell’unica moneta simbolica che passa dalla tua alla sua mano… Eccoti qui, ora, ancora una volta con quello strumento tanto prezioso tra le tue mani… un grido o un sussurro, violentarla o accarezzarla.

Rimani immobile per un istante, e ti scappa un sorriso: sei un eretico del cazzo, lo sai benissimo, o forse gli altri lo sanno meglio di te! Decidi di fregartene di purismo e menate varie, sei convinto che rock e blues convivano con una naturalezza tale da sembrare inscindibili (e forse lo sono veramente)… Anche Re Albert sembra pensarla così, mentre suonate come due vecchi amici, lui con il suo inconfondibile tocco minimalista e tu con quell’irrefrenabile cascata di note. Il blues è una vecchia storia, già raccontata un milione di volte, forse obsoleta, ma tu sei capace di donare nuova vita a quelle pagine ingiallite… Suoni il riff di "Still Got The Blues", un brivido ti corre lungo la schiena: sei un buon cantante, ma se potessi lasceresti cantare solo lei. A mezzanotte lanci il tuo blues e ogni nota sembra sempre l’ultima, la più intensa.

Gli anni passano, e anche in una atmosfera sommessa e crepuscolare ogni tuo intervento risalta in un seducente contrasto di luci… Entra un vecchio dalla pelle scura, con l’immancabile cappello e la pipa a donargli uno strano sorriso. Anche lui si chiama Albert, anche lui è un Re nonostante di cognome faccia Collins. Dite di essere troppo stanchi ma in realtà date vita a qualcosa di vigoroso e il sorriso del vecchio si fa compiaciuto. Qua e là ti godi l’Hammond di Don Airey, che decide di accompagnarti per buona parte del cammino. Continui dritto per la tua strada fino ad incrociare uno scarafaggio di nome George che ti omaggia della sua presenza, sorridente e affabile. Ora sei solo e decidi di liberare tutto il tuo amore, in modo rumoroso e sfacciato… Decidi di staccare la spina. Ritorni da dove sei venuto, ti siedi sul letto, togli la chitarra dalla custodia e con la mente ritorni a quando, ancora bambino, tentavi di ripetere i gesti e gli accordi di Green e Hendrix… scuoti la testa, con un sorriso vagamente compiaciuto, e riprendi a suonare…

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