A scanso di equivoci, va detto subito. Se vi dicessi che l'album che sto recensendo è un capolavoro non sarei onesto con voi.

L'Ellepi di esordio del progetto di David Grubbs (ex Bitch Magnet e Squirrel Bait, mica scherzi!) non è infatti uno di quei dischi che fanno la storia della musica, essendo almeno una spanna inferiore ai pezzi da novanta a cui si ispira, ovvero "Spiderland" e "Frigid Stars", i due capolavori del post-rock di inizio decennio. (Non c'è bisogno che dica quali sono i rispettivi autori, vero?).

"The Serpentine Similar" è però un disco piacevole, interessante, da riscoprire, e come tale va preso, senza la pretesa a tutti i costi di elevarlo a pietra miliare del genere. È indubbio in effetti che a sentire la prima traccia, "A Watery Kentucky" sembra di ascoltare gli Slint ; lo schema è quello : accordi su uno sfondo scarno, lentezza esasperata e riprese improvvise, con modificazioni continue della struttura di base, e una voce raggelata, fin troppo calma e priva di ogni pathos. Benchè il brano in fondo non dica quasi nulla di nuovo rispetto a quanto è già stato detto in ambito "slo-core" esso appare comunque uno splendido esempio di sperimentazione e di ricerca di nuovi tracciati musicali. Grubbs quando canta, ma sarebbe più giusto dire recita, sembra in preda a un desiderio impellente di cambiare, di abbandonare la melodia che sta producendo a favore di sempre nuove soluzioni. "Easy Company" allora si traduce in una sorta di breve filastrocca , un "divertissement" scherzoso, in cui il nostro si sente libero di dire un pò quello che gli pare. "A Jar Of Fat", in cui primeggia un pianoforte dall'incedere inquieto, appare invece oscura, buia, dominata da uno strano malessere di fondo.

Sono composizioni dalla semplicità disarmante, in cui vi è una chitarra, un basso, la voce di Grubbs e poco altro, ma proprio questa semplicità è il segreto della bellezza del disco: è una semplicità che, sorniona, si aggira in ogni traccia, mescolata ad un'inquietudine insolita, che fa sì che in molti punti vi sia una contrapposizione netta tra rilassatezza e nervosismo, come in "For Soren Mueller", dove sfuriate chitarristiche si alternano a momenti di tranquillità relativa. Ogni "tempesta" è preannunciata da un incedere sghembo del basso, che sembra lentamente "lasciarsi andare". Il discorso vale anche per il folk di "Ursus Arctos Wonderfilis", contraddistinto da uno zoppicare a mò di marcia, di tanto in tanto alternato a giri di basso da film poliziesco. Non c'è unità e coesione di ritmo: gli elementi sembrano essere abbandonati al caso, le trame si disperdono semza ritrovare la loro impostazione originaria. L'ultimo brano, "Even The Odd Orbit", con le sagome disegnate dalla chitarra, sembra riprodurre quasi la "serpentina" del titolo, la quale si insinua nel brano malignamente, gettandogli addosso un'ombra di malessere esistenziale.

La strada del post-rock sarà ancora lunga e vedrà sfornare da parte dei giovani artisti indipendenti americani, negli anni che seguiranno, grandi capolavori, come quelli dei Tortoise o dei Rodan o dei June Of 44. Certo, quelli sì saranno capolavori assoluti, e con ogni probabilità più influenti di questo disco; resta il fatto che "The Serpentine Similar" rimane, e rimarrà, uno dei documenti più stimolanti dell'area kentuckiana, pervaso da un'aura di indelebile fascino, e pur non essendo seminale da esso si comincerà di lì a qualche mese a prendere ispirazione.

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