Nel lago stanotte si specchiano i mondi del nostro pensiero; lassù la luna, ambiguo ed argenteo pensiero sul cielo increspato di nuvole, cerca di portarci a sé per carpire i nostri segreti.
Luci fioche e figure diafane serpeggiano nel bosco circostante. Nulla è come ci aspettavamo, l’aria è rarefatta ed i rami intrecciati delle betulle ci dipingono le storie dei nostri avi.
Noi cominciamo allora a tirare il filo penzolante del nostro maglione di lana. Tiriamo e tiriamo ancora, scarnificando tutte le nostre certezze; tiriamo e tiriamo ancora, in una gioiosa ilarità informe.

Sul sentiero appare un uomo sottile e ci mostra i suoi bozzetti. Egli piange, si aggrappa al nostro braccio e ci chiede disperatamente di fornirgli nuovi colori, nuove emozioni.
L’usignolo canta una romanza sbilenca, il compatto fruscio del sottobosco dialoga con il volo inafferrabile delle falene. Noi rimaniamo immobili, cercando noi stessi nella matassa di lana ai nostri piedi.
Accarezziamo l’uomo ed in uno slancio adamantino del cuore, gli giuriamo che saremo con lui, che i nostri pensieri emergeranno dal lago e con loro i nostri colori, la nostra musica.

Ingannevole e vorace luna! Ancora una volta noi ti daremo tutto per trenta minuti del tuo splendore.

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