E niente, a volte ti capitano dischi così. Dischi talmente intimi e personali che non sai come prenderli. Suonati senza pretese, da persone che non hanno la minima intenzione di fare arte a prescindere, come viene, viene. Hanno voglia di incidere un album e lo fanno, il risultato finale non è poi così importante, il mentre invece lo è. I musicisti che incidono questi lavori sono persone prima di tutto e ci fanno conoscere tutto il loro mondo attraverso le loro opere e non descrivono quello che pensano, quello che dicono, quello che vedono. Descrivono quello che fanno, quello che succede nella loro vita.
E a te magari non ne frega molto, anzi un bello 0 tondo, tondo. E ti chiedi cosa passi per la testa di queste persone, perché scrivono liriche così intime, perché questo mood, perché non se lo tengono per loro? Sono affari loro, sono le loro storie, le loro parole, i loro pensieri. Noi non c'entriamo niente con ciò e tutto ciò non ci interessa. Perché si confidano proprio con me che ascolto questo album? Ci sono cose che farebbe strano dire a qualcun' altra figuriamoci cantarle in un disco. I testi diventano così intimi e accorati da sollevare dubbi, a un certo punto non sai se sperticarti in lodi o esclamare: "Oh! Ma questo è un mollaccione!" e tali dubbi rimangono. Mah, c'è roba più interessante anche su questa lunghezza d' onda.
Primo album datato 2013 per i Gatherer, formazione a cinque di Bayonne nel New Jersey. Post-Hardcore/Emo sulla scia di Touché Amoré, Pianos Become The Teeth e in generale di buona parte dei roster di Topshelf records o No Sleep. Potrebbero essere identificati come delle tante band ritardatarie accodatesi ad un trend in forte espansione negli ultimi anni dall' altra parte dell' oceano. Ma se proprio dobbiamo sostenere che i Gatherer siano una di queste ultime, dobbiamo anche ammettere che a loro copiare riesce meglio che a molti altri.
Gli ingredienti principali sono facilmente individuabili dato il genere suonato, la provenienza e le loro varie influenze. Una sezione ritmica mai invadente, sostiene pezzi ingentiliti da quel gusto melodico che spessissimo contraddistingue i lavori usciti sotto Topshelf in cui una voce insicura ed altisonante grida testi sempre scritti in prima persona pieni di parole di sconforto ma anche di racconti di esperienze reali e comuni, non sempre belle, non sempre brutte. Testi forse acerbi, forse privi di qualcosa che ne esalti la comunicabilità ma sicuramente scritti di getto. Il che ci piace E qui torniamo al discorso di prima. A volte questi dischi non sai proprio come prenderli. Però sai che alla fine funzionano
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