Agli inizi degli anni '70 Gato Barbieri era un giovane tenorsassofonista di scuola coltraniana alla riscoperta delle proprie radici culturali. Grazie all'appoggio del produttore Bob Thiele Gato ha l'opportunità di incidere per la neonata "Flying Dutchman" una serie di album straordinari con jazzisti del calibro di John Abercrombie, Mtume, Stanley Clarke, Airto e sopratutto Lonnie Lyston Smith, registrando anche brani di autori latino-americani come, ad esempio, Jorge Ben e Atahualpa Yupanqui.
Successivamente, passato alla Impulse, Gato incide in alcune storiche sedute in Brasile ed Argentina con musicisti locali questo "Latino America" (originariamente apparso in due lp) che è ambiziosamente concepito come un viaggio nel continente musicale latinoamericano. Viaggio che inizia dalla natia Argentina con due brani ispirati alla folklore argentino: "Encuentros" e "La China". Segue un delizioso duetto con il bandoneon di Dino Saluzzi ("Nunca Mas"). Con "India", dal sapore amazzonico, il vibrato del nostro (ora suadente ora rabbioso) raggiunge vertici di alto misticismo. "To be Continued" chiude il primo disco: qui Gato annuncia il suo passaggio in Brasile (Chapter two: Gato in Brasil) presentando, uno ad uno, i vari strumenti (Queca, Tamborin, ecc. ) del samba che apre il secondo cd ("Encontros" che riprende il tema del primo brano). Dopo una serie di torridi samba si arriva infine al ritmo cubano della title track, un assaggio dei ritmi salsa del successivo "Viva emiliano Zapata".
La mera descrizione brano per brano, comunque, non rende appieno la forza, il calore, la primitiva bellezza di questi brani ed il groove che riescono a creare: solo l'ascolto può rendere giustizia ad un disco meraviglioso che ogni amante di Latin Jazz dovrebbe possedere.
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