Volevo fare una cosa totalmente idiota: recensire la prima uscita in assoluto dei Gaznevada, una musicassetta autoprodotta per la Harpo's Bazar, nel 1979, dal titolo omonimo. Poi mi sono reso conto che non avrebbe avuto senso. Gli unici utenti di questo sito che forse ne hanno una copia sono Vortex, Supersoul ed Odradek. Iside e Bubi probabilmente l'hanno solo sentita. Io ne ho una duplicata, residuo dei miei anni di università bolognesi, con questa enorme scritta in pennarello blu: "Primi pezzi Gaznevada" (chissà chi me l'avrà fatta...). E tutti voi, a meno che non abbiate un papà od un fratello maggiore che bazzicava Bologna una trentina di anni orsono, non avreste mai saputo di cosa parlavo. Ho così rinunciato a fare lo snob, e Vi racconto di questo mini-lp, uscito nel 1981, che, se farete un po' di fatica a trovare nella sua edizione originale in vinile, potete sempre recuperare in cd, assieme al primo lp dei nostri "Sick Soundtrack", ed altre piccole delizie, uscite all'epoca in formato 45 giri. Anche perché l'esordio, al di là del valore storico, pezzi indimenticabili ne contiene pochi (forse "Telepornovisione", Ramones plus sax allucinato, e "NevadaGaz", già contaminata dai germi di quello che sarà).
Dunque, digressione per giovini, che gli anziani possono saltare, Bologna fine anni '70. Quella del movimento, del Dams, di Pazienza, della "Traumfabrik" di Scozzari e del Centro d'Urlo Metropolitano, prima incarnazione dei nostri. I quali lasciano però ben presto Piazza Verdi, la politica e le canne. Sono affascinati dal noir (Gaznevada è il titolo di un racconto di Chandler), da New York e dai suoni dance che vi provengono. A fine '77, quando tutto è già finito, assumono il nuovo status. "No New York", aprirà definitivamente loro gli occhi.
Dopo "Sick Soundtrack", che, correttamente, sulle nostre colonne, è stato definito "forse, il miglior disco della new wave italiana", si ripresentano con questo mini, suo degno successore. Sei brani totalmente schizzati, usciti dalla mente malata di "Anthony Perkins (che) Ti prende la mano, si nasconde sotto il letto". Vocine da cartoni animati, batteria elettronica, giri di basso e chitarrine di superfunky deviato. Un cantato oscuro e delirante. I Devo che se ne vanno nella Grande Mela e jammano con i Talking Heads, dopo ripetuti ascolti di Contortions e DNA.
Il colpo che vi manda al tappeto arriva alla fine. Provate a immaginarVi a TriBeCa, al vernissage di una mostra di fotografie dedicata a Weegee. E' fine serata, appoggiati al muro, da soli, sorseggiate un Four Roses. Li guardate mentre danzano con le due tipe dei B-52's e non volete neanche sapere come andrà a finire. Perché il dj ha deciso di chiudere mettendo sul piatto la loro cover di "When The Music is Over". Iniziate ad essere veramente angosciati. Perché, per un momento, per quanto breve, Bologna pare New York.
Un tempo, in Italia, succedeva anche questo.
Per M.: ed ancora non mi abituo, che non verrai a trovarmi, ed aspetterò, vanamente, il Tuo post...
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