Siamo lontani dalle cupe atmosfere punk-wave dello sconvolgente ed inarrivabile esordio "Sick Soundtrack" ma non completamente. I Gaznevada sempre prodotti dal geniale Oderso Rubini, con "Psicopatico Party", datato 1983, virano verso suoni più commerciali (molti fan del primo corso si sentirono traditi) senza trascurare la schizofrenia pazzoide delle lugubri pagine degli esordi.
D'altra parte la scena dark e post-punk stava tramontando ed erano già aperte le pagine elettro-pop della prima metà degli anni '80. La divertente scena crimino-sessuale griffata di "Fashion Crime" ricorda molto da vicino il sound scarno e ossessivo degli inizi con il folle sax di Billy Blade che conturba per l'intero pezzo. E' "I. C. Love Affair" che porta i Gaznevada a navigare su lidi più leggeri. Brano orecchiabile ma affatto scontato ha il suo punto di forza nell'accurata stesura basso-tastiere. La squilibrata stravaganza di "Agente Speciale" (… Lo sai che sono un agente speciale, un agente segreto dal tocco soffice e letale… ) ricalca le linee musicali del brano precedente. "A. Perkins" chiaramente riferita al famoso attore cinematografico riporta nuovamente a sound e contenuti che modernizzano l'epoca d'inizio carriera (…se A. Perkins ti prende la mano ti trascina sopra il letto…).
Ottimo invece il tenebroso rock di "Visitor From The Space" ben strutturato su basso ed elettrica insieme ad interessanti intermezzi alle tastiere di Luke Orioli. La title track del disco è ancora intrisa di eccentriche e scollegate strofe a corredo dell'ennesimo testo tra il surreale e demenziale (… con la frusta e il cuoio maschere d'acciaio ci divertiremo… ). "Whispers" è invece più lineare e leggera a conferma del nuovo corso stilistico intrapreso. Eccellente è "(Black Dressed) White Wild Boys" ossessiva nelle pirotecniche ed infinite percussioni accompagnate dal solito sax volante e libero (… toccami i bicipiti bambola sfrenata, sul piatto dello stereo musica sfrenata… ). Chiude il disco la tenue e matura "Beirut Ovest" brano che si diversifica ancora dalle atmosfere del gruppo. Una wave non eccessivamente oscura e convincente, impregnata dal solito cantato scarno e greve di Billy Blade, guida una vicenda che narra di uno strano e singolare incontro nella falcidiata capitale libanese (… finalmente ti ho ritrovata stesa a terra in abito da sera… ).
In definitiva "Psicopatico Party" non può essere definito un disco minore (come spesso è capitato di scorgere) dal momento che per il gruppo bolognese sarebbe stato inesatto proseguire ricalcando i fasti del già citato "Sick Soundtrack" sia per motivi cronologici che per i fortissimi cambiamenti nelle sonorità del periodo. L'intreccio tra tutte queste tematiche e la maggior varietà complessiva riesce invece a rendere ancora oggi decisamente attuale l'ascolto del disco. Tre stelle e mezzo, tendenti al quattro, trovo siano ampiamente meritate.
(Precog)
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