Negli anni 90 la penisola scandinava ha conosciuto, almeno sul versante musicale, uno dei suoi apici più alti. Il metal, nato nel Regno Unito 10 anni prima, approdava in quegli anni sulle fredde coste della Norvegia nelle sue vesti più estreme, dando origine a quel famigerato movimento musicale che va sotto il nome di "Norwegian Black Metal", un genere che ancora oggi è capace di sconvolgere come pochi. Mentre gruppi come Mayhem e Dark Throne dedicavano i loro sforzi a come rendere il loro sound il più sporco e "uncomfortable" possibile, un nuovo nome, destinato purtroppo a rimanere nella nicchia del molteplice universo nineties norvegese, veniva fuori, mescolando elementi gothic importati dalla scuola inglese di Paradise Lost e My Dying Bride (quali tempi lenti e cadenzati, arrangiamenti sinfonici e testi romantici e decadenti) alle nuove sperimentazioni in campo black, senza tuttavia rinunciare alla pulizia del suono e alla qualità melodica. Sono i Gehenna, che nel 1994 esordiscono con l'EP "First Spell". E l'opener "The Shivering Voice of the Ghost" mette subito in evidenza i cardini portanti della loro musica, con una lunga introduzione strumentale affidata all'organo a canne e un testo degno del migliore Poe:
Where the wind blows I am
Where the wind blows I will always be
In the pale shadow
The voices around me
Screams in my soul and heart...
La voce è in scream, caratteristica comune di tutto il metal estremo scandinavo e non solo, ma non è prepotente o fastidiosa come quelle di certi gruppi black metal conterranei, anzi sembra quasi fondersi con il background strumentale tessuto dalla band e dall'orchestra, senza mai essere inopportuna. I testi sanno essere inquietanti, con le loro ambientazioni lugubri e decadenti, ma sempre elegantissimi nella forma e mai poco ispirati o troppo diretti, i tempi sono degli slow/mid tempo particolarmente cadenzati, di chiara impostazione gothic metal.
Anche le altre canzoni sono di ottima fattura; tra tutte la bellissima "Morningstar" finale, anche se a un certo punto lo stile così "piatto" della band causa una certa assuefazione. L'altro difetto dell'album è, a mio avviso, la scarsa cura prestata alla produzione delle chitarre, a favore di un'eccellente lavoro di background sinfonico. Ma, tutto sommato, quest'EP è un grandissimo esordio per una ottima band norvegese che nel lontano 1994 ha saputo distaccarsi da tutti gli schemi, sperimentare all'interno del gothic/black metal sinfonico senza paure e con ottimi risultati, anche se, purtroppo, è rimasta relegata in un angolo della complessa scena norvegese.
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