Geike Arnaert è stata LA cantante degli Hooverphonic, con lei sono cresciuti, hanno cominciato a modellare uno stile personale con "Blue Wonder Power Milk", poi sono arrivati "Magnificent Tree", "Hooverphonic Present Jackie Cane" e "No More Sweet Music": era nata una stella, un gruppo capace di offrire un pop raffinato, intenso, intelligente e mai banale, canzoni stupende, atmosfere suggestive, melodie da antologia. Geike Arnaert era una frontwoman di gran classe ma questo non le bastava: voleva ritagliarsi il suo ruolo nel lavoro di songwriting e nel processo di direzione artistica della band, ma non le venne concesso; "mi volevano bella e muta", racconta una Geike amara e disillusa, lasciando intendere un clima di strisciante sessismo nei suoi confronti, che ha portato ad un lento deterioramento nel rapporto con il resto degli Hooverphonic, in particolare con il leader Alex Callier. E così, dopo "The President Of The LSD Golf Club", un album tanto ambizioso quanto complessivamente stanco ed inconcludente, Geike dice basta.
Questo è uno di quei casi in cui mi sento di prendere una posizione netta: io sto al 100% con Geike, prima di tutto umanamente e poi anche artisticamente. Gli Hooverphonic odierni non sono altro che un una pallidissima ombra di loro stessi, l'insulso e financo irritante singolo "Anger Never Dies" rimane imperituro a dimostrazione del declino e fallimento di Alex Callier, emblema di un nuovo corso a base di poppettino scialbo, lezioso e senz'anima, nonchè della palese mediocrità di una nuova frontwoman perfettamente in linea con l'andazzo generale. Geike invece riparte da zero, con coraggio, orgoglio e determinazione, senza una major alle spalle e di conseguenza senza la possibilità di una promozione adeguata a livello internazionale, ma per la cantante fiamminga questo non è un problema, è la sua musica a parlare per lei ed il suo debutto solista surclassa senza appello tutta la paccottiglia prodotta dal suo ex gruppo dal 2010 ad oggi. "For The Beauty Of Confusion" è un disco di Geike Arnaert a tutti gli effetti, non un pallido spin-off degli Hooverphonic che furono; ovviamente ci sono delle reminescenze, e dopotutto il genere proposto è il medesimo, ma più che al periodo aureo 2000-2005 FTBOC rimanda a "Blue Wonder Power Milk" e "The President Of The LSD Golf Club", risultando tra l'altro decisamente superiore ad entrambi.
La Geike solista si lascia alle spalle quelle orchestrazioni scenografiche che erano il marchio di fabbrica d Alex Callier ed una delle caratteristiche vincenti degli Hooverphonic virando su un sound più strettamente elettronico, con inflessioni trip-hop e psichedeliche; "For The Beauty Of Confusion" non è un album immediato, richiede concentrazione, il mood giusto ed un orecchio attento per essere apprezzato pienamente e per giunta non ha un singolo dirompente ai livelli di "Mad About You" o "We All Float", ma è comunque un esordio di guande sostanza, personalità e qualità. Un album molto riflessivo, introspettivo, quasi introverso, prevalgono ritmi lenti ed atmosfere indugianti, ma Geike non ha rinunciato del tutto alla teatralità degli Hooverphonic e riesce a trovare una quadratura del cerchio proponendo un album perfettamente bilanciato e scorrevole, che non annoia mai e le consente di sfruttare appieno la sua voce setosa e di rara eleganza. I momenti più suggestivi coincidono in larga parte con le ballate, in modo particolare "Night Time Round Here", atmosfera sognante e fiabesca ed una musicalità folk/elettronica lieve e delicata per una canzone perfetta come sottofondo di una placida sera d'estate in aperta campagna, ma anche "Strange Disorder" con i suoi ritmi ipnotici e un fascino sensuale e cerebrale al tempo stesso, "107 Windows", piano-ballad sobria e dolente arricchita da un cantato recitativo di grande emotività e i riverberi melodici di "Smile", un sound ricco, di gusto orientaleggiante e psichedelico, che fa tesoro degli insegnamenti di "LSD Golf Club" con un'approccio meno attento all'apparenza e più alla sostanza. "For The Beauty Of Confusion", la titletrack, spicca per morbidezza e sobrietà elettronica e si riallaccia idealmente ai sound anni '90 dell'epoca d'oro del trip-hop, come anche l'elegantissima "Icy" con i suoi arpeggi ed una sensualità estatica e rilassata che ricorda lontanamente "Waves", un grande classico degli Hooverphonic e "You Don't Have To", melodia e ritmi in stile Olive che strizzano un occhio al soul.
In alcuni episodi si percepisce chiaramente la tensione emotiva ed il retroterra non propriamente idilliaco su cui è nato questo album, specialmente "Blinded", con il un chorus amaro e teatrale che suona come uno sfogo liberatorio e "In Gold", ritmi tribali, cantato declamatorio, atmosfere inquiete, andamento nervoso ed imprevedibile. "Rope Dancer" invece prova ad inserirsi nella scia dei Bel canto di "Magic Box" con orchestrazioni sinuose in sottofondo e ritmi decisi, mentre "This Page" si affida alla chitarra elettrica per rafforzare i suoi ritmi fascinosi e quasi ballabili, virando su sonorità elettro-rock. Geike Arnaert ha sfruttato appieno tutto il suo talento, la sua voce e soprattutto la sua creatività, "For The Beauty Of Confusion" propone ottimamente un'ampia gamma di umori, influenze e sonorità e, oltre a infliggere un KO tecnico per manifesta superiorità agli ex compagni d'avventura lascia intendere che, se solo fosse stata trattata con il rispetto e la considerazione che meritava, la stella degli Hooverphonic brillerebbe ancora.
Ma ormai non ha più senso guardare al passato, Geike ha dimostrato di poter camminare con le proprie gambe e si spera che questo esordio sia solo l'inizio di percorso autonomo solido e duraturo.
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18 ago 14Danny The Kid
18 ago 14boredom
18 ago 14