Immaginare una improbabile crasi tra Skiantos e Elio e le Storie Tese non è un puro esercizio di stile, dopotutto i secondi hanno addirittura preso il nome da una canzone dei primi ("Eptadone"). Certo forse farlo nel 1992 era già meno probabile. Gli Elii avevano pubblicato i due primi dischi (dagli improbabili titoli: Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu e Italyan, Rum Casusu Çikti) ma non erano ancora quelli di un Sanremo (quasi) vinto e dei palazzetti pieni e gli Skiantos erano dei belli ma semi dimenticati (imploravano il Signore dei dischi di miracolarli).
In quegli anni in cui Mediaset di chiamava ancora Fininvest uno dei volti nuovi della comicità delle reti del Biscione era un non ancora quarantenne Gene Gnocchi. La classica ere arrotata delle terre piacentine, una passione per il calcio (con tanto di militenza in serie C in Alessandria e Fiorenzuola tra le altre) e un’altrettanta bruciante passione per il rock. Passione vera eh, intendiamoci. Eravamo al 1992 quindi. In quell’anno la Emi (alla faccia delle etichette indipendenti di oggi) pubblica un disco dal titolo quantomeno bislacco: Antonella Pasqualotto novenovesetteotto, ovvero 24 canzoni da fischiettare con gli amici, a nome Gene Gnocchi and the Getton Boys, progetto dietro al quale si nasconde tutto il clan Gnocchi (anche Charlie e Andy) assieme ad altri nomi che spiegano la crasi di cui sopra. Alla realizzazione dei disco infatti collaborano anche due che gravitano nella sfera degli Elio e le Storie tese, il chitarrista Cesareo e il produttore Otar Bolivecic.
La mente del progetto però è decisamente Charlie Gnocchi, già conosciuto dj radiofonico, che qui ricopre il ruolo di ideatore del progetto, autore dei pezzi, chitarrista e produttore. La voce è ovviamente affidata a Gene, sulla cresta dell’onda. Nella band anche il bassista Marco Trombolato, il batterista Valerio Dotti, Fulvio Barella, Rossano Cacciali. Rock demenziale quindi? Noi diremmo di si anche se in una intervista rilasciata a La Repubblica il 14 giugno del 1992 Gene definisce la band diversamente.
Ecco le parole, d’epoca, che mettono in chiaro anche che Gnocchi ha una gran bella cultura musicale: “Ma che demenziale, il nostro è speed roll, un rock grezzo, senza effetti, tutto in diretta, senza trucchi, molto immediato. Un rock tirato, preciso, senza pretese, con noi tre fratelli Gnocchi, gli amici e mia mamma al mixer. E poi il rock demenziale è superato: noi siamo la terza via del rock, la via dei deficienti, la via dei miglioristi di Napolitano. Oggi, per fare un disco, gli Skiantos e Elio ci mettono mesi, per cesellare, rifinire, tagliare, sovrincidere pochi pezzi. Noi, invece, registriamo tutto in due giorni, e dopo ci basta solo un altro giorno per il missaggio. Si ricorda i primi dischi Stiff? Non si buttava mai niente, 25 pezzi anche di un minuto, un minuto e mezzo. Ha presente i Flamin' Groovies, i Nerves, i Plimsouls di Peter Case, i Beat di Paul Collins?".
Insomma chiaro. Lo dicono anche nel divertente dialogo che apre il disco: “siamo l’anello di congiunzione tra Cochi e Renato e i Guns’n’Roses”, ricordiamo sempre che siamo nel 1992 in Italia.
E quindi le canzoni? Io primo brano, "Giura che non è silicone", fu anche il singolo con cui il disco venne lanciato e che ebbe anche una discreta notorietà radiofonica e partecipò pure al Festivalbar di quell’anno. Ogni brano viene etichettato nel libretto da un genere. Le 24 canzoni sono tutte molto brevi e sparate. Un bel garage rock, con spruzzate di melodia rock’n’rool anni ’50 e testi zeppi di riferimenti alla cultura pop dell’epoca, che oggi possono risultare di difficile comprensione.
Certo i riferimenti alla capigliatura di Gianni Minà, al famoso spot della Sip (da qui anche il nome della band), alle donne del Trentino che fanno il paio con quelle di Modena di Baccini non sono impossibili da cogliere per chi ha almeno 40 anni. Per gli altri. Beh potrebbe essere una divertente immersione nella cultura popolare di quegli anni. I dialoghi tra un pezzo e l’altro sono esilaranti, e nello stile surreale della comicità di Gene Gnocchi. La considerazione che dopo tre pezzi tirati ci vuole la ballata, quella che il primo pezzo deve essere il singolo che poi uno va al negozio di dischi e ascolta la prima canzone e decide di prendere il disco, la varietà di stili che è degna di un Elvis Costello (siamo sempre in Italia nel 1992).
Di difficile reperibilità ma non sarebbe divertente altrimenti. Il Cd su E-bay ve lo fanno parare anche una cinquantina di euro, altrettanto il vinile.
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