Il motivo per cui questo lp sia stato ignorato del tutto dall'ultimo tour d'addio è un peccato.

"...Calling All Stations.." è l'ultimo lavoro in studio dei Genesis (1997), da molti poco considerato almeno tanto quanto l'esordio, acerbo, di fine anni '60. Un conto sono i fan, un altro sono gli stessi autori perchè questo lavoro contiene almeno una manciata di belle canzoni, da poco più di tre minuti s'intende, che il gruppo non produceva almeno dal '78. "Shipwrecked" è bellissima nel suo incedere malinconico in cui le tastiere di Tony si ritagliano uno spazio giusto con i suoni d'archi sintetici, e che dire anche della godibilissima ballad "Not About Us" o della ruvidissima title track. "...Calling All Stations.." parla di solitudini, incomunicabilità, alienazione, fra i dischi del gruppo è quello in cui vengono affrontate maggiormente le tematiche sociali più prossime alla fine del ventesimo secolo. Non c'è più Collins ma non importa perchè queste canzoni sono per la voce roca e profonda di Wilson, cantante e collaboratore particolarmente azzeccato dai vecchi superstiti. In questo lavoro c'è molto Tony, nel bene con "The Dividing Line" e nel male con la pessima "Congo", ma come ha suggerito il produttore Nick Davis, già al lavoro in "We Can't Dance", poteva e doveva essere coinvolto maggiormente Ray Wilson perchè le idee erano buone.

Il coraggio di cambiare per l'ennesima volta in carriera verrà premiato da un discreto successo nonostante il sound progressive sia preistoria, quello pop-rock sorpassato e infatti "...Calling All Stations.." rappresenta un proseguio della semplicità stilistica di "We Can't Dance" ma con molte meno patinature, più grezzo in cui le tastiere di Banks o si limitano a ricamare tessuti sullo sfondo o generano suoni martellanti e ipnotici come nella potente e bellissima "The Dividing Line" (uno dei brani più belli della loro produzione) in cui per la prima volta nella storia del gruppo c'è un quasi assolo di batteria. 

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