E' il tramonto. 

Un'orchestra di violini e fiati, gracchiante e stranita come se emergesse dalla trappola di celluloide di un vecchio film in bianco e nero, prende il volo, si dibatte nel cielo serale come un pipistrello cieco, ed infine si adagia sulle colline per assistere all'Evento.

E' un segnale, prima quasi indistinguibile, confuso fra i rumori della campagna e le cicale, poi sempre più riconoscibile ed infine assordante; Egli, affinchè potessimo comprendere il suo linguaggio, ha utilizzato suoni di batteria, basso e chitarra per comporre un messaggio telegrafico. Un ritmo che nasce da qualche parte vicino ad Alpha Centauri, si avvicina al nostro sistema solare, alla nostra orbita, alla nostra atmosfera, al nostro orecchio, ed infine ci dà la certezza che l'Osservatore del cielo ha sintonizzato la sua attenzione sul nostro piccolo pianeta.

Lo spettacolo che si presenta ai suoi occhi lo getta nello sconforto: i terrestri sono animati dallo stesso istinto di autodistruzione che ha cancellato la sua razza milioni di anni fa.

Nessuno è in grado di interpretare il suo messaggio, o nessuno gli dà importanza; l'Osservatore del cielo si avvolge di nuovo nel suo mantello nero, pensando "Mi dispiace, terrestri: non ho potuto aiutare la mia specie e non posso salvare la vostra".

Il Mellotron di Tony Banks accompagna la sua uscita di scena.

Personalmente considero "Watcher of the skies", che apre questo album del 1972 con grandiosi riff di organo e sussurri e grida provenienti dalla chitarra di Steve Hackett, la canzone più bella che sia mai stata scritta. Se è vero, come si dice, che è stata composta a Reggio Emilia durante le prove di un concerto, noi italiani possiamo essere orgogliosi di essere stati tra i primi a dare ai Genesis supporto ed ispirazione.

Il gruppo, che col precedente album "Nursery Cryme" aveva metabolizzato l'abbandono del chitarrista Anthony Phillips e raggiunto una piena maturità espressiva grazie ai talenti dei nuovi ingressi Phil Collins e Steve Hackett, con "Foxtrot" si impegna in un progetto di ampio respiro; oltre a brani strutturalmente simili al lavoro precedente, come "Get'em out by friday" e "Canutility and the coastliners", mini-suite dove i riferimenti stilistici a folk, classica e jazz sono ormai indistinguibili e pienamente assorbiti in una nuova ed originale identità sonora, troviamo piccole perle che mettono in risalto le sonorità acustiche del piano ("Time table", col suo intro sghembo ed il romanticissimo finale che sale di tono all'infinito, alludendo allo scorrere del tempo) e della chitarra ("Horizons") .

I testi sono sempre ispirati; pochi altri come Peter Gabriel sono in grado di raccontare una storia di speculazione edilizia ("Get'em out by friday", dove una famiglia viene cinicamente sfrattata di venerdì) senza cadere nella retorica politica di moda in quegli anni.

Gli ipnotici arpeggi di chitarra di Rutherford e Hackett aprono quello che è il brano più ambizioso dell'album e forse della loro intera carriera: una lunga suite dove l'Apocalisse e la resa finale dei conti fra il Bene ed il Male vengono ironicamente annunciate da un angelo con le parole "La cena è pronta". La potenza e la versatilità delle invenzioni sonore, e la capacità dei testi di trattare con leggerezza tematiche che renderebbero presuntuosa qualunque altra canzone pop, rendono "Supper's ready" un vero film da vedere ad occhi chiusi. Forsennati riff di chitarre 12 corde si alternano a momenti di sonorità quasi sperimentali, come il piano del movimento "How dare I be so beautiful", in cui l'attacco delle note è ritardato con un delay che lo trasforma in una specie di profondo respiro.

Dopo avere descritto i vari momenti della battaglia fra angeli e demoni, le tastiere di Banks introducono il finale col travolgente crescendo di "Apocalypse in 9/8", tempo che metterebbe in difficoltà molti altri batteristi ma non Collins, che dimostra di essere diventato una delle colonne portanti del gruppo. Nella versione live del solenne finale, Gabriel viene sollevato al di sopra del palco ed esce di scena dall'alto, cantando "Questa è la cena dell'Onnipotente, signore dei signori, re dei re".

Come è possibile che tutto questo non suoni stucchevole e pretenzioso? E' solo grazie al magico momento creativo attraversato dal gruppo che anche le tematiche più impegnative vengono rese credibili ed appassionanti. "Foxtrot" è il primo album dei Genesis ad entrare nelle classifiche di vendita inglesi, ed i tempi della crisi e del successivo abbandono di Gabriel nel 1975 sono ancora lontani.

 

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