Una figura esile in mezzo al palco, veste un completo aderente completamente nero, il volto è coperto da un fondotinta bianco, il contorno degli occhi è sottolineato da una colorazione fluorescente, porta i capelli lunghi, neri, la testa rasata a formare un triangolo proprio sopra la fronte: il suo nome è Peter Gabriel.
Gabriel è molto probabilmente il più grande frontman della storia del rock fino ad oggi, nel vedere le rare immagini dei concerti dei Genesis si capisce la sua originalità, i costumi, le movenze, i dialoghi con il pubblico e la band, basti ricordare che fu il primo a buttarsi tra la folla durante un concerto, folla che puntualmente si scansò e lui si ruppe una caviglia. I Genesis sono sempre stati sinomimo di teatralità, di capacità di fondere la musica con le immagini, precursori della multidiamelità e di una forma concerto superiore alla semplice esecuzione dei brani in repertorio, del resto la loro musica, e i testi soprattutto, è l'ideale per ricostruire sul palco le storie raccontate nei brani, Gabriel poi è uno straordinario pozzo di idee, anche gli altri però amano assecondarlo e metterlo a proprio agio, lui propone e insieme fanno il possibile per trasformare la fantasia del cantante in realtà.
"Genesis Live", pubblicato nel 1973, racchiude in parte questa magia, senza il video infatti è difficile capire di cosa erano capaci questi ragazzi inglesi. L'album è pura perfezione targata Banks e compagni, l'esecuzione dei brani in scaletta è un'emozione notevole e dimostra come la dimensione live sia una prerogativa irrinunciabile per questo gruppo, Collins, Gabriel e gli altri sanno suonare, e lo dimostraranno sempre fino alla fine della loro carriera. Il difetto del disco è quello di non essere doppio, infatti la povera Charisma non ha i soldi per fare un secondo Lp, e allora non c'è spazio per "Supper's Ready", che con Gabriel era una totale immersione in un mondo magico, lui che usa le sue maschere, il fiore, la scatola rossa e poi il completo argentato per la fine con in mano un neon blu e lui che si colora di riflesso di una luce misteriosa e affascinante. Ma nonostante ciò la scelta è da manuale, l'apertura con il foxtrot di "Watcher Of The Skies", i problemi finanziari di "Get'em Out By Friday", brani tratti da "Foxtrot" e poi "The Return Of The Giant Hogweed", tutte sublimi. "The Musical Box" è pura poesia, un brano incredibile che Peter introduce nei concerti raccontando la storia del povero Henry che perde la testa grazie al colpo di una mazza da crocket usata dall'amica, e così non il suo spirito viene rinchiuso in un carillon, e gli viene negata la vita adulta con tutte le gioie sessuali annesse. Peter interpreta la fine del brano indossando la celebre maschera del vecchio Henry, che venuto fuori dal carillon grida "Touch Me, Touch Me, Touch Me, Now! Now! Now!..." per un finale da puro orgasmo sonoro retto in modo sublime dall'organo di Tony. Chiude "The Knife", se non avete questo disco siete dei pazzi, sono la migliore live band della storia, in qualsiasi formazione nessuno gli ha mai raggiunti, nell'era di Peter specialmente.
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