Non ho un buon rapporto con mio padre: le ultime poesie che scrivo sono incentrate sul mio bisogno di affetto paterno, mi escono così, non gestisco le dita, si muovono da sole, i miei pensieri fluiscono e rileggendo queste poesie capisco come io abbia bisogno di attenzioni da parte del mio genitore.

Molte volte mi sento in colpa per quel che provo nei suoi confronti, vorrei dargli una possibilità o due di cambiare, di capirmi, ma sembra che la mia speranza sia inutile. Provo rimorso nell'augurargli delle cose brutte, me ne pento, mi auto-accuso, mi sento una merda, eppure il suo comportamento nei miei confronti non cambia e io sono, in un certo senso, costretto a stare nel mezzo, a essere diviso tra l'accusare e il ritirare l'accusa, tra l'odio e il perdono. Non credo di odiare mio padre! In un certo senso gli voglio bene, ma, come ogni altro essere umano, ho bisogno di cose reali, di certezze, di un affetto provato con le azioni, ho bisogno di contatto (I Need Contact - cit.) e allora non avrò più dubbi, ricambierò l'affetto senza preoccupazioni.

Ascolto "No Son of Mine" e mi sento come il ragazzo della canzone, anche se mio padre non mi ha mai trattato male fisicamente, ma con le parole. Molte volte in me sorge la voglia, o l'istinto, di scappare di casa, ma non lo faccio, è solo un'idea, perché io non voglio fuggire dalla mia famiglia, ma da mio padre, e lo sto già facendo, parlandogli a malapena, ignorandolo. Gli voglio bene perché è mio padre, perché mi ha fatto nascere, ma non per altro. Ascoltando "No Son of Mine" mi vengono i brividi! Mio padre non mi hai mai detto "Tu non sei figlio mio!", non mi hai mai rinnegato, anche se molte volte forse avrebbe desiderato che io non fossi suo figlio. Io l'ho sempre perdonato della sua insensibilità al mio bisogno d'affetto espresso indirettamente attraverso i gesti e probabilmente lo rifarò, sono pronto a rifarlo, anche se forse farò male. Il perdono è meglio dell'odio, no? Lo spero!

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