Un grandissimo album, non c'è che dire: questo è "Nursery Cryme", primo album con la formazione storica. Che Peter Gabriel fosse un genio, questo già si sapeva; ma nessuno avrebbe scommesso molto su questa band che, dopo l'enorme flop di "From Genesis to Revelation" ed il modesto "Trespass" (buon album, ma non paragonabile ai suoi successori), non se la passava proprio al massimo. Con l'ingaggio di Phil Collins e Steve Hackett raggiunse la vetta, facendo del progressive un'opera d'arte.
I primi Genesis
I Genesis sono ricordati non solo per i numerosi album-capolavoro che hanno pubblicato, ma perché (assieme ad ELP e Yes) hanno rivoluzionato una generazione intera con le loro lunghe suite, simbolo della massima espressione musicale. Purtroppo però la cosiddetta formazione storica non avrà lunga durata, complice il prematuro addio di Peter Gabriel. Alla fine degli anni 70' diverrà leader Phil Collins, che porterà la band su canoni largamente commerciali, disfando tutto quello che avevano costruito inizialmente.
L'album
Il titolo allude alle "Nursery Rhymes" (filastrocche per bambini molto diffuse nel mondo anglosassone) e gioca con l'assonanza di rhyme (rima) con crime (crimine). Quest'album si apre con l'infinita The Musical Box, a cui è dedicata anche la copertina. Il brano narra di una storia dal sapore vittoriano, sfiorando i temi della reincarnazione, della morte e dell'amor sensuale. Non oso definire le melodie così delicate all'inizio, ma che man mano incalzano, divenendo dure e graffianti. La batteria di Phil spadroneggia, accompagnata dalla fantastica voce di PG che, infine, sfocia in quel "Touch me!", che distrugge con un urlo il ritmo del brano, rendendolo uno dei più influenti del rock. La chitarra di Hackett sa essere forte quando deve esserlo, ma ama anche diminuire di tono, divenendo un tutt'uno con le tastiere di Tony Banks. Segue la delicata For Absent Friends, con alla voce Collins: non male, ma preferisco di molto la potente voce di Peter. The Return of the Giant Hogweed chiude il primo lato dell'LP; riconferma pienamente il livello della band, con il ritorno delle atmosfere fiabesche. Quarta traccia è Seven Stones, canzone dagli spunti incantevoli. Segue Harold the Barrel: brano che, durante i concerti, esalterà al massimo la teatralità di Gabriel. Chiudono l'album la burlesca e divertente Harlequin e The Fountain of Salmacis, altro capolavoro dell'album: è una struggente narrazione di un amore impossibile; un insieme di sensazioni forti create dalla melodia e dalla ritmica (fantastico l'assolo finale di Mr. Hackett).
Conclusioni
Un album rivoluzionario. Forse non il loro miglior lavoro, ma quello fondamentale per la loro consacrazione, che raggiungerà il suo apice qualche anno dopo con "L'agnello", ma questa è un'altra storia...
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