Ragazzi qua stiamo davanti ad un vero e proprio capolavoro, ad un album che si va a collocare tra i live più riusciti degli ultimi trent'anni. Quello che rende questo doppio live così terribilmente speciale é sicuramente la performance dei musicisti (Collins, Hackett, Rutherford, Thompson e Banks) che in questo concerto registrato a Parigi raggiunge vertici di assoluta grandezza. La tracklist da urlo é contornata da una registrazione di altissimo livello che porta quest'album ad essere considerato come il migliore tra i live mai registrati per i motivi che ho citato sopra.

Bene, ma passiamo nello specifico: il disco si apre con "Squonk", pezzo ritmato e di grande carica emotiva dove si incastrano a perfezione moltiplicità sonore che si avvertono soprattutto nella parte finale della canzone. Quello che risalta all'orecchio è la parte ritmica suonata dal grandissimo Chester Thompson che risulta essere più potente e meno tecnico rispetto a Bill Brudford che ha accompagnato i Genesis nel precedente tour. Arriviamo a "The Carpet Crawl", dove le tastiere di Tony banks e la chitarra di Steve Hackett (sentite la melodia con cui contorna la canzone, é un maestro!) la rendono uno dei pezzi più riusciti dell'album. Segue "Robbery, Assault and Battery", ottima canzone dove nell'intermezzo, un pezzo eseguito da Phil Collins e Tony Banks sembra preannunciare quello che verrà dopo. Poi c'è "Afterglow", un trionfo di melodie stile Banksiano dove si assiste ad un finale in crescendo da pelle d'oca con l'organo e la batteria (suonata sia da Collins che da Chester) che meritano applausi. "Firth of Fifth" si apre con una base ritmica che all'orecchio appare essere più di impatto rispetto a quella eseguita con Gabriel. La conferma arriva nella parte strumentale della canzone che inizia con Tony Banks che riproduce con le tastiere il flauto traverso di Peter per poi crescere ed arrivare al momento in cui entrano in scena le due batterie. Phil Collins è grandioso nei controtempi e nelle rullate che denotano grande tecnica e precisione d'esecuzione. Il resto lo fanno il solito Tony Banks e Steve Hackett che si lancia in un assolo di chitarra (ci proverà più avanti dopo il suo abbandono Daryl Struemer ma senza i medesimi risultai) che ne fa uno dei carratteri distintivi della canzone che mette in evidenza la tecnica sopraffina della band. Come non citare "I Know What I Like", riprodotta con venature molto più rock rispetto all'originale e dove viene inserito nel mezzo il pezzo strumentele di "Stagnation" presente in Trespass. E poi c'e la tarantella che Phil eseguirà con il tamburello e che diventerà un cavallo di battaglia per i show genesiani. Il primo disco si conclude con "The Lamb Lies Down On Brodway" e la parte finale di "The Musical Box", che in realtà la band usava per concludere i concerti.

Il secondo disco e qualcosa di semplicemente strepitoso. Si apre con "Supper's Ready", suite di ventiquattro minuti che racchiude tutto quello che questa straordinaria band emana, ovvero classe, maestosità e potenza. Che dire della parte di "Apocalypse in 9-8" dove risalta la voce quasi astrale e paradisiaca di Phil Collins che risulta essere in questo frammento più emotiva e più adatta rispetto a quella di Peter. Un capolavoro senza tempo che da solo vale tutto il disco. Ne segue "The Cinema Show", registrata nel concerto del 1976 e quindi di un anno prima (con Bill Brudford alla batteria). Qui i Genesis toccano vertici di tecnica, velocità che non hanno eguali. Nel pezzo strumentale Phil Collins e Bill Brudford appaiono di un altro pianeta, sfornano tempi dispari a ripetizione con tale velocità e precisione che quasi ti catturano per non parlare delle tastiere di Banks che si incastrarano a perfezione con le battute dei due batteristi. Ne nasce l'ennesimo capolavoro dell gruppo di quest'album, una canzone che non smetteresti mai di sentire per scoprire sempre suoni nuovi e per dire che questi erano dei veri e propri mostri. Arriviamo a "Dance On A Volcano", riprodotta benissimo con la voce di Phil che si adatta al tema e sembra essere più agressiva. Ma in realtà questa canzone è una sorta di "allaccio" con la canzone che seguirà. Ed arriviamo quindi a "Los Endos" dove Chester Thompson e Phil Collins ci regalano prima un duetto da brivido e poi accopagnano un brano che resterà il più amato dai fans e che i Genesis proporranno alla fine di ogni loro concerto. La migliore chiusura possibile per un album "devastante", che non smetterete mai di sentire e apprezzare, anche perchè loro erano i Genesis che amavano stupire e far innamorare il publico di questa musica senz'età. Grazie di tutto magnifici!

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