Si lo so, l'ennesima recensione di "Selling England By The Pound", ma stavolta credo di avere un motivo. Essenzialmente, questo disco mi fa cagare, lo considero il peggiore dei Genesis, almeno quelli anni '70.

I Genesis videro una rapida ascesa all'interno del panorama progressive. Dopo un primo disco passabile, crearono il loro autentico capolavoro: "Trespass", un disco carico di tensione emotiva e voglia di comunicare. Seguì "Nursery Cryme", che incattivì il suono e risultò ugualmente un capolavoro. Seguì ancora "Foxtrot", l'album che li pose di fronte ad una scelta: "continuiamo con le suite di raffinatezza jazzistica o torniamo ruvidi come in Nursery?". Scelsero la prima.

Nel 1973.

Questo dovrebbe spiegare tutto. Tutto l'inutile contenuto in questo autentico classico.

Il disco inizia con Dancing With The Moonlit Knight, tra i pezzi più belli, e non ci piove. Il brano risulta ben piazzato, e peraltro non sfora nemmeno eccessivamente con la durata (7 minuti sono ideali) con un break centrale di assoluto virtuosismo batteristico. Plagio come al solito a Phil Collins, senza dubbio miglior musicista del gruppo e unico virtuoso nel senso stretto del termine. Anche se qualche scala poteva effettivamente venire tagliata in favore dell'immediatezza, il brano è ok, non stanca e fluisce con naturalezza.

Segue I Know What I Like (In Your Wardrobe). Un brano di pop stralunato, dominato da un'organetto che fa tanto Manzanarek ma che resta di buona qualità.

Eccoci arrivati al polpettone. Firth Of Fifth è un brano ridicolmente pompato all'inverosimile, con miriadi di assoli e un testo pastorale alquanto ridicolo. L'assolo di Hackett si salva, ma sono 2 minuti su oltre 9 di assoluta autoreferenzialità e autocompiacimento.

More Fool Me è il secondo momento pop del disco, qui canta Collins, e devo dire che il brano non mi dispiace, è ben inserito e intimistico. Almeno fa riprendere il fiato dopo quella roba indigesta di poco prima.

Con la seconda facciata si raggiungono vertici che definirei di pura idiozia.

The Battle Of Epping Forest è un intruglio a base di friarielli, soffritti vari e industriali quantità di cambi di tempo. Il testo è una specie di poema urbano, e il brano è un calderone di idee messe alla rinfusa e concatenate davvero malerrimo. Dopo decine di ascolti non lascia nulla, solo una sensazione di confusione, ma non la confusione di una Starless o di una Heart Of The Sunrise, la confusione di chi non c'ha capito un cazzo. 11 minuti di faccia aggrottata. Anche se il brano mi è sempre stato simpatico, è innegabile che risulta totalmente incomprensibile per anche i fan più navigati.

After The Ordeal è un altro bel momento semi acustico che, pensate, stava anche per essere tolto dal disco in favore di chissà cos'altro!

The Cinema Show divenne inspiegabilmente un cavallo di battaglia nei concerti. Il brano è, almeno, più coeso e orecchiabile di The Battle, ma risplende dello stesso autocompiacimento borghese di Firth Of Fifth. I primi 5 minuti si salvano, appena inizia l'assolo in 7\8 si capisce all'istante che si sono ripompati la testa. Una serie interminabile di scale, crescendo di tastiere e mellotron e ritmica ossessiva. Manco stessi ascoltando un album di Disco-Trance!

Il disco è considerato tra i più rappresentativi del progressive, e non c'è che dire. Ne riporta con cura certosina ogni singolo stereotipo e ogni singola sfaccettatura più irritante, risultando pesante e autocompiaciuto, privo della forza narrativa di "Nursery" e delle emozioni allo stato puro di "Trespass". C'è molta raffinatezza, una raffinatezza esecutiva di livello incredibile, una raffinatezza esecutiva che supera quella del già a dir poco regale "Foxtrot", una raffinatezza esecutiva nasconde una totale mancanza di misura, non di idee. Di idee ce n'erano. Potevano essere usate meglio, in più brani, con meno polpettoni ripieni e qualche sandwich in più.

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