I Genesis sono ormai di diritto nella storia della musica, dopo aver stabilizzato la formazione nel 1971 con gli arrivi del chitarrista Steve Hackett e del batterista Phil Collins, e aver pubblicato con la nuova line up il disco della maturazione, "Nursery Crime" (1971), e quello della consacrazione, e cioè quel capolavoro chiamato "Foxtrot" (1972), e l'uscita del "Genesis Live" (1973), che rende la perfezione delle esibizioni live dal gruppo, nonostante non renda l'atmosfera creata dai leggendari giochi di scena e dai costumi di Peter Gabriel.

Quando tutti credono che il gruppo abbia toccato il proprio apice compositivo, i cinque maghi del progressive, nella sorpresa generale, mostrano di essere una macchina musicale perfettamente innescata e senza confini, e danno alla luce "Selling England By The Pound", straordinario disco che rappresenta alla perfezione il progressive rock in un trio ideale insieme a "In The Court Of The Crimson King" (1969) dei King Crimson e a "Close To The Edge" (1972) degli Yes. Ogni gruppo che vorrà fare seriamente progressive rock (e non solo...) avrà di sicuro ascoltato questo vangelo musicale, prodotto di cinque menti geniali, con Gabriel scatenato nei suoi giochi di parole, Banks, Hackett e Collins in stato di grazia e Rutheford degno accompagnatore.

L'apertura è tutta per quel capolavoro che è "Dancing Whit The Moonlight Knight", che da inizio al disco con la tenue e dolce voce di Gabriel che canta "Can you tell me were the country lies..." , per poi introdurre in sequenza la chitarra di Hackett, il martellante e poi dolce piano di Banks, il basso e la seconda chitarra di Rutheford e la batteria di un grandissimo Collins, per un paradiso musicale che si evolve in un crescendo quasi rossiniano, che i Genesis migliori di sempre articolano secondo la teoria che a ogni azione corrisponde una reazione, rispondendo per esempio alla chitarra col rullante e al basso con il piano, muovendosi fino ad arrivare all'uscita di scena della voce per lasciar spazio ad una veloce cavalcata strumentale che mostra con fierezza il grande trio Banks - Hackett - Collins, per poi reintrodurre Gabriel in un clima quasi biblico che trasuda onnipotenza, con la voce dell'istrione ad incorniciarla in un clima musicale unico ed irripetibile, per poi ricavalcare il fantastico trio e abbandonarsi ad una quiete e ad una dolcezza con la stupenda melodia del flauto di Gabriel a introdurre la "finta chiusura" delle due chitarre di Hackett e Rutheford. "I Know What I Like (In Your Wardrobe)" è la prima "canzonetta" della storia dei Genesis, in cui Gabriel si diverte a giocare su una trama musicale piuttosto semplice, con i suoi stravaganti testi.

"Firth Of Fifth" è una delle bibbie del progressive, con l'indimenticabile intro di un ispiratissimo Banks al pianoforte, che introduce gli altri strumenti e la voce di un Gabriel che culla l'ascoltatore in questa selva di straordinaria ispirazione musicale, per poi mostrare una fuga strumentale che da prima è rilassante, per poi crescere e reintrodurre il motivo iniziale questa volta alle tastiere, che riesce addirittura a passare in secondo piano se si ascolta il Collins migliore di sempre, che si trasforma in una vera e propria macchina da guerra dietro la sua Pearl, fino ad arrivare all'assolo di Hackett, perla chitarristica forse senza pari nel progressive, che si rimane incantati ad ascoltare, pregando che non finisca mai, cullati in una dimensione da sogno, fino a che Gabriel non si riprende la scena e termina il pezzo come lo aveva iniziato, forse con dolore dell'ascoltatore.... "More Fool Me" è la seconda prova di Collins come cantante, in un pezzo che esprime calma, accompagnato dolcemente da Banks e Hackett, senza grandi pretese, ma incastonato alla perfezione in quell'elenco di meraviglie che è la tracklist". Si viene introdotti dal rullo di Collins e dalle tastiere di Banks in "The Battle Of Epping Forest", in cui Gabriel da vita ai propri vaneggiamenti, con uno dei tessuti musicali più complessi e meglio articolati della storia del quintetto: dopo l'intro strumentale Gabriel ci introduce in un mondo di fiaba caratterizzato da veloci evoluzioni strumentali, con Gabriel a inondarle di testi cantando il ritornello con un'intonazione quasi folle, per poi lasciare spazio alle bellissime invenzioni di Hackett e Banks, che Rutheford accompagna con un buon giro di basso e Collins delizia con invenzioni prima sul charleston, poi con charleston e cassa e infine con uno dei suoi tempi impossibili, per uno dei pezzi più riusciti della sua carriera e di quella del gruppo, che tiene incollati allo stereo gli ascoltatori di mezzo mondo, fino a cambiare marcia con influenza quasi beat e riproporre la loro collaudata e approvata struttura in crescendo, concludendo il pezzo con gli strumenti che marciano letteralmente come soldati in battaglia.

"After The Ordeal" è dai toni più caldi e medievaleggianti rispetto al resto del lavoro, con una bellissima introduzione di piano e chitarra, con la batteria di Collins che si limita ad accompagnare e Rutheford che segue a ruota gli altri nel riuscitissimo pezzo strumentale dell'album. "The Cinema Show" è l'ennesima perla, introdotta da una chitarra dai toni freddi, che incutono "pessimismo", per andare ad ascoltare il pezzo forse più omogeneo dell'album, giocato molto sul testo di Gabriel, con gli strumenti che ogni tanto si concedono qualche guizzo come primattori timidi, che stavolta lasciano gioco all'istrione. Il colpo di genio arriva riprendendo sul finale il motivo che chiudeva "Dancig With The Moonlight Kinght" e riproponendolo nel 1:20 della conclusiva "Aisle Of Plenty", come a voler racchiudere l'album in un cerchio magico che non si interrompe mai, inducendo l'ascoltatore a ricominciare l'ascolto, cosa che molti probabilmente avranno fatto e fanno tuttora con un infinito piacere e con le lacrime agli occhi, per aver appena finito di ascoltare quello che è senz'altro uno dei più grandi capolavori della storia della musica.

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