Se vi doveste trovare rintanati in casa in una fredda serata di novembre, con la pioggia che scroscia fuori dalla finestra, nel buio illuminato solo da qualche fugace saetta, e vi venisse voglia di buona musica... ebbene questo disco potrebbe rappresentare l'ascolto ideale.
Intensamente malinconico e romantico fin dal titolo, "Wind and Wuthering" è l'ultimo masterpiece della stagione progressiva dei Genesis, nonchè il secondo di una formazione (quella a 4) durata pochissimo ma in grado di regalarci canzoni indimenticabili. E' anche l'album di commiato del bravo e sottovalutato chitarrista Steve Hackett, che non a caso con questo album raggiunge vertici esecutivi ed emozionali toccati forse solo su "Selling England by the Pound". Ma il principale protagonista compositivo si conferma Tony Banks, instancabile pilastro del gruppo.
Non sono pochi i punti di forza di questo lavoro datato 1976... A l'ottima "Eleventh Earl of Mar" è affidata l'apertura, un dinamico e vivace brano arricchito da un dolcissimo intermezzo acustico. Altrettanto ritmata è "All In a Mouse's Night", dal testo un pò ingenuo, con un grandioso finale strumentale entrato nel cuore dei fans della band. Uno struggente assolo di chitarra classica introduce "Blood on the Rooftops", cantata benissimo da Phil, una delle highlights di questo album. Anche lo stesso Banks, pur essendo estraneo alla composizione, l'ha definita una delle più belle della storia dei Genesis, purtroppo mai suonata dal vivo! "One for the vine" è un brano lungo e complesso, a tratti forse un pò prolisso, ricco di cambi di ritmo e atmosfera, con svariati passaggi armonici tipicamente Banksiani. Degno di nota è anche l'articolato strumentale "Unquiet Slumbers...", composto quasi completamente da un grande Steve, che dopo un inizio notturno e lugubre esplode in brillanti ritmiche fusion, prima di confluire in "Afterglow", un brano semplice ma fra i più emozionanti ed evocativi mai scritti dalla band. Ascoltandola sembra quasi di vedere il pallido tramonto scendere su un uomo che ha perduto tutto... Inferiori al resto risultano invece la sdolcinata ballata "Your own special way" e lo strumentale "Wot Gorilla", non particolarmente significativo.
La precedente analisi dei brani non lascia dubbi: questo è un grande disco, suonato benissimo da musicisti che avevano ormai raggiunto la piena maturità strumentale. Il solo difetto, che gli impedisce di raggiungere le 5 stelle, è quello di non aggiungere nulla di nuovo alla parabola dei Genesis. Manca forse la freschezza del precedente "A Trick of the Tail", un lavoro splendido e anche evolutivo rispetto al passato. Invece "Wind and Wuthering" sembra voler confermare il ruolo di principi del progressive rock, raffinando ulteriormente un linguaggio già espresso in precedenza. La necessità di un cambiamento era ormai alle porte, e gli stessi componenti se ne stavano accorgendo, considerata la natura più easy dell'EP "Spot The Pigeon", pubblicato subito dopo. A breve arriverà la svolta pop, ma resta nell'aria un quesito: che ne sarebbe stato dei Genesis se Steve non avesse lasciato la band?
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