Finalmente, dopo lunghe attese ed estenuanti ricerche tra registrazioni non ufficiali (spesso di scadente qualità audio), i Gentle Giant decidono di pubblicare un documento sonoro in grado di confermare che la loro proverbiale maestria ed inimitabile capacità strumentale, non è solo frutto degli artifici da studio, ma che è direttamente riproducibile, e se si vuole ancor più evidente, nelle esibizioni dal vivo.
Con "Playing The Fool", pubblicato da Chrysalis, la band inglese chiude il cerchio della produzione discografica, che finora non ha conosciuto decisivi passi falsi e che è stata un lento ma sempre più convinto crescendo. Chi aveva assistito ai concerti del gruppo nel corso degli anni parlava di performance di grande spessore ed in effetti questo doppio disco live lo conferma pienamente. Frutto della tournèe intercontinentale del 1976, che toccò anche l'Italia, questo documento live è una strepitosa riproposta dei classici del grande "Gigante Gentile". I dischi sarebbero potuti essere anche tre o quattro ed il prodotto finale ne avrebbe solo giovato, vista la fenomenale capacità dal vivo del gruppo ed il gigantesco repertorio, dal quale attingere memorabili pagine di progressive rock. Il disco presenta lo stesso materiale, e nello stesso ordine con cui è stato proposto, dei concerti del periodo, se si eccettuano i pezzi derivanti da "Interview" (solo "I Lost My Head" viene eseguita insieme a "Peel The Paint" in un medley) che non sono stati inseriti nella track-list perché dell'ultimo album pubblicato prima del suddetto disco dal vivo. Il brano che apre lo spettacolo è "Just The Same" introdotto da una speciale base registrata che lo rende indistinguibile dall'originale. Si segue con "Proclamation", leggermente rivista e sprovvista della delicata sezione di mediana, presente su "The Power And The Glory". Attraverso alcune note di "Valedictory", non menzionata nella track list si passa, da "Proclamation", alla meravigliosa "On Reflection". In questo brano le variazioni sono più marcate, partendo dall'introduzione di un quartetto strumentale composto da violino, clavicembalo, vibrafono e sintetizzatore, dal delizioso arrangiamento ripreso dalla seconda parte dell'originale da studio, quella precedente alla sbalorditiva corale a quattro. Mirabile l'estratto, sempre compreso in "On Reflection" dove i due Schulman, Green e Minnear suonano tutti e quattro insieme il flauto, in uno dei tanti momenti di classe superlativa della performance. Davvero da applausi.
In "Excerpts From Octopus" siamo di fronte ad una suite, di quindici minuti abbondanti, che riprende ottimamente alcuni passi dell' album "Octopus" ma anche di "Acquiring The Taste". Questo collages di brani di grande impatto, sono un distinto esempio della versatilità dei Gentle Giant che includono in un unico medley tanti brani in principio slegati tra loro. Si parte da una versione trascinante di "The Boys In The Band" per poi passare ad una versione strumentale basata sulla chitarra acustica di Green di "Raconteur Troubadour". Anche "Acquiring The Taste" è riarrangiata per chitarra acustica, mentre la fantastica "Knots" viene eseguita in modo assolutamente straordinario anche dal vivo, nei difficilissimi intrecci vocali a madrigale. Si chiude poi questa lunga suite con due parti davvero trascinanti ed impeccabili di "The Advent Of Panurge". Il primo disco si chiude con il brano più vecchio, tra tutti quelli proposti in questo doppio dal vivo: "Funny Ways" dal lontano "Gentle Giant" di otto anni prima. Ebbene il risultato è da incorniciare; la delicatezza è intatta ed il pezzo è allungato fino a quasi nove minuti da un celestiale assolo al vibrafono di Minnear.
Il secondo LP si apre con un medley ripreso fedelmente e senza particolari rivisitazioni, da "In A Glass House" e che comprende "The Runaway" e "Experience" fuse in modo eccellente ed eseguite egregiamente. Diverso il discorso per "So Sincere" dall'album "The Power And The Glory". L'inizio segue in linea di massima la versione da studio, ma ben presto si è avvolti da una fantastica orgia di percussioni, la famosa "Five Men Bash Drum" dove i cinque musicisti sono impegnati contemporaneamente e per svariati minuti alle percussioni che vanno dal tamburo, al vibrafono, allo xilofono, ai campanacci. Uno dei momenti più importanti e famosi dell'intero disco, confermato dall'ovazione generale al termine dell'esecuzione. Con "Free Hand" si torna alle vigorose e potenti esecuzioni rock, ancor più ammiccanti dal vivo.
In "Breakdown in Brussels" si cela sotto mentite spoglie il classico rock and roll "Sweet Georgia Brown", stranamente inserito nella scaletta. In effetti, questo brano, è una vera e propria improvvisazione che il gruppo ha prodotto nel tentativo di consentire ai roadies, di ripristinare disperatamente un guasto elettrico alle apparecchiature, durante il concerto di Bruxelles. In pratica, è poi un reale documento che evidenzia la caratura tecnica di Ray Schulman ed il suo violino e di Gary Green con la sua chitarra acustica.
Il medley finale "Peel The Paint / I Lost My Head" propone due tracce memorabili la prima estrapolata ed eseguita brevemente da "Three Friends" ed la seconda da "Interview". Proprio l'esecuzione di "I Lost My Head" è uno dei passi più importanti dell'esibizione live. Condotta in modo notevolmente più solido e superbo che da studio, chiude, alla grande, questo manifesto inoppugnabile della grande bravura dei Gentle Giant.
Alcune curiosità a margine sul packaging del disco: in copertina è raffigurata un'improbabile locandina che attesta una data del tour dei Gentle Giant per il 31 settembre, nel Summerland, quando è risaputo che settembre ha solo 30 giorni! In aggiunta, in copertina, è raffigurata una foto del Palace Theatre di Manchester (UK) dove però i Gentle Giant non hanno mai avuto l'onore di suonare. Grande disco dal vivo di una delle più tecniche e virtuose band progressive di tutti i tempi.
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