1972: i Gentle Giant sono ormai una band progressive affermata con già all'attivo due album fantastici, soprattutto "Acquiring the Taste" che mette in mostra tutta la loro grande inventiva. Dopo vari tour trionfali di spalla ai Jethro Tull, toccando anche la nostra penisola, decidono di creare qualcosa di differente.
Il terzo lavoro del gruppo inglese è "Three Friends", opera che secondo molti ne rappresenta la completa maturazione. Il disco è un concept che narra di tre amici che da ragazzini erano stati compagni di scuola e si incontrano dopo molti anni ricordando i momenti passati insieme e raccontandosi poi come sono trascorse le proprie vite in tutto questo tempo.

Si comincia con il prologo che apre le danze introducendoci i nostri tre amici, informandoci che pur essendo stati un tempo sempre insieme, le loro strade si sono divise poichè il destino, i cambiamenti, le circostanze dovute a diverse opportunità e abilità dei tre hanno voluto separarli; musicalmente ci sono tutte le caratteristiche dei GG come le voci particolari e sovrapposte, le ritmiche dispari (tipiche del loro modo di concepire il prog) e, soprattutto le tastiere di Kerry Minnear che assieme al suo vibrafono sono le protagoniste assolute dell'album.
La canzone successiva è "Schooldays" e, come fa intuire il titolo, parla dei giorni felici che i tre amici trascorrevano da giovani prima che il brusco affacciarsi alla la vita non divorasse la loro innocenza. L'atmosfera che viene creata è letteralmente da sogno, nel senso letterale, difatti i ricordi dei bambini che ricordano la spensieratezza di quando correvano liberi vicino al mare, sono interpretati magistralmente da magiche parti strumentali prima dolci poi più frenetiche, pur lasciando inalterata la sensazione del sognare.
Col pezzo successivo "Working All Day" c'è il primo dei tre racconti di vita che esalta più di tutti il duro impatto con la realtà del primo dei tre amici, il quale lavora tutto il giorno e si sente oppresso dai superiori senza riuscire a venirne fuori: i sogni di ragazzo si sono infranti per sempre. A far da cornice la superba tastiera che nella parte centrale regala un assolo ai limiti del jazz davvero gustoso.
Poi viene "Peel the Paint" secondo racconto di colui che ha scelto una vita da artista illudendosi che l'esser libero da catene lo rendesse felice, ma che deve fare i conti anch'egli con lo scorrere degli anni. Questa è la song più dura del lotto nel senso che c'è un vero e proprio riff hard-rock di chitarra e sax all'unisono davvero trascinante; nella seconda parte c'è una jam che passa dal blues al prog più sperimentale: un vero gioiello.
"Mister Class and Quality" tratta la vita dell'apparentemente più fortunato dei tre, avendo una bella casa, un lavoro da "pezzo grosso" e una bella moglie; egli tuttavia si chiede dove sarebbe senza le sue carte e le sue camicie eleganti, concludendo amaramente che il mondo ha bisogno di gente come lui per "dare e prendere ordini", ecco il risultato ancora una volta beffardo del nostro destino.
Si chiude questo capolavoro con "Three Friends" in cui risalta il magnifico coro che dolcemente recita:

"Once three friends
Sweet in sadness
Now part of their past.
In the end
Full of gladness
Went from class to class."
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