Reggae - Musica noiosa, lenta e ripetitiva all'inverosimile. La fanno i neri, principalmente quelli che vengono dalla Jamaica, solitamente i Rastaman. Rastaman - Si tratta di un prototipo di essere umano che passa la sua intera giornata a fumare vegetali (basta che non siano tabacco), predicando pace, amore, fratellanza. Insomma, tutti amicici-mici-cici. Sul far della sera non capisce già più un cazzo, il suo cervello è talmente (s)quagliato che parte per la tangente, spesso rischiando di confondere un dittatore per un dio, e un ammasso di muco misto a capelli, per una capigliatura (più muco comunque).

Va bene, alcune di queste cose sono vere. Ma è anche vero che Capleton, forse il più famoso esponente del genere, ai concerti lo si può vedere vestito con l'uniforme del dittatore etiope Haile Selassie (lo stesso di prima, nda), seduto sul suo trono rosso fiamma, mentre quattro ragazzi (più simili a schiavi che a tecnici del suono) lo scarrozzano in lungo e in largo sul palco. E questo fa ridere. Fa un po' meno ridere il fatto che nel luglio del 2004 una squadra di dodici neri Rastafariani armati organizzò una sorta di spedizione punitiva, entrando in un edificio che esponeva dalle finestre striscioni a favore della parità tra i sessi. Risultato: due dimostranti in ospedale, e una clamorosa denuncia ad un certo Buju Banton, una delle voci più famose della scena reggae internazionale. Sembra quindi che la nuova corrente Rasta non sia più intenzionata a seguire i comandamenti del grande Roberto Marley. Quindi avanti con il razzismo, e soprattutto tanta, tanta omofobia. Mica tanto amicici insomma. Per fortuna ci sono anche eccezioni in positivo.

Un giovane bianco, senza muco in testa (ma anche senza capelli s'è per questo), per di più tedesco (?!?), si mette in testa di fare del Reggae, e ci riesce pure. Alla grande, direi.  Si chiama Gentleman, l'anomalia. Sorprende il fatto che è bianco, non solo perchè va contro allo stereotipo, ma anche perchè ha (incredibilmente) la voce di un nero. Non parlerò molto dell'aspetto musicale perchè in realtà il cd in questione consiste in tutto ciò che ci si può aspettare dal genere. Spulciando un po' in "Journey to Jah", un minimo di innovazione la si trova nel suo essere in bilico tra il Reggae Roots, (quello di Roberto, per intenderci) e il nuovo Reggae Muffin, più "duro" se vogliamo, sincopato, a tratti vicino all'Hip Hop. Ma soprattutto sorprende la sua enorme facilità nel plasmare melodie gradevoli, apprezzabili, anche se (sempre e comunque) tipiche del Reggae. Infatti su quindici tracce ci sono almeno dieci potenziali singoli, e non esagero nel dire che se al tempo (2001) il Reggae fosse stato di moda come adesso va l'Hip Hop, Gentleman sarebbe come minimo finito al Festivalbar. Non che questo renda merito ad un artista, intendiamoci. Tiro in ballo il Non-senseivalbar per sottolineare la sua incredibile capacità di creare musica immediata (in fondo non si parla di Metal), che ti si stampa in mente con facilità e che quindi potrebbe permettergli di colpire le grandi masse dalle orecchie in letargo. "Man of My Own" è toccante, e conta sulla partecipazione della famiglia illustre del Reggae, i Morgan Heritage, dotati a mio parere di una delle più belle voci della scena. "Runaway" non fa altro che farti saltare, dal primo secondo all'ultimo, esattamente come "Leave Us Alone", la più Dancehall del lotto.

La palma d'oro va però ad "Empressed", canzone d'amore, dotata di un ritornello che penso di aver cantaticchiato persino nei sogni. L'immediatezza di Gentleman risulta però un'arma a doppio taglio. Partendo dal presupposto che di tutto ci si stanca (anche dei capolavori, perchè no?), sono sempre stato convinto del fatto che la buona musica, soprattutto quella che richiede un certo tempo di assimilazione, di comprensione, sia quella che una volta entrata, stenti a scappare. Dicendolo nel "gergo dei drogati" (sempre per restare in tema), più impiega a salirti e più ti rimane nel sangue. Ecco, questo manca a Gentleman: di lui ci si stufa un po' troppo presto.

Conclusione: se (primo) odiate il Reggae, (secondo) cercate la tecnica, la preparazione, la complessità, stateci ben lontani: questo disco è uno sputo in faccia ai Dream Theatre e al loro conservatorio, tanto per intenderci. Se invece pensate che nella musica ciò che conta è trasmettere emozioni, anche all'insegna della semplicità, fatelo subito vostro.

Questo, Gentleman sa farlo.

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