Harrison era bravo, lui si che era diverso nei Beatles.

Può essere davvero difficile emergere in un gruppo così pieno di personalità, figuriamoci se poi a comandare la band sono due tipi di nome Lennon e McCartney. Ma Harrison era davvero bravo, un'artista che piano piano si è preso la posizione che si meritava nel quartetto di liverpool tanto da diventare il "sottovalutato".

Questa intepretazione è un'ingiustizia e il brano "What is life" del 1971 (secondo singolo dall'album "All things mus pass") rappresenta la volontà musicale di Harrison.

Ascoltando il singolo (e gran parte degli inediti più riusciti della sua carriera solista) si nota la cosa a mio parere più sconcertante di tutte: questi brani non erano eseguibili dai Beatles. I Beatles non avevano confini di fantasia ma dal punto di vista tecnico un brano come "What is life" era una missione impossibile.

Harrison è un chitarrista, un vero chitarrista (non bisogna perforza essere Hendrix eh). Lui mai si è imposto come autore di primo piano, era un ottimo compositore che proponeva qualche brano (casualmente tutti stupendi) e da buon musicista si occupava del sottofondo sonoro dei Beatles che spesso è assolutamente anacronistico (la pesantezza di alcune chitarre era fuori dagli anni 60).

Questo brano di cui vorrei parlare è il messaggio chiaro di questo Musicista. Da buon Chitarrsita ricco e famoso si contorna di amici altrettanto ricchi e famosi (Clapton), di molti turnisti (5 chitarre, fiati, cori, piano, percussioni e violini) e che cosa fanno tutti insieme? Semplice, ciò che spinge chiunque a suonare sinceramente: DIVERTIRSI. "What is life" è puro divertimento, classe, tecnica e competenza. Il ritornello è solare, fatto apposta per muoversi, cantare e sorridere. Harrison non si piange addosso come gli altri Beatles, lui mostra ciò che si era tenuto nascosto a causa dei palesi limiti della sua vecchia band e pubblica un bel disco triplo "All the things must pass" che si conferma l'opera migliore di un Beatles solista.

Harrison scrive con la testa pienamente negli anni settanta, suona, si diverte e un pò fa vedere che è bravo e dove con la chitarra non arriva lui (che ovviamente ha parecchi limiti come gli altri suoi amici di Liverpool) fa suonare Eric Clapton... UMILTA' PUR DI NON FARE NULLA DI BANALE.

La struttura del brano è semplice, la musica si fa piena già da subito e la dinamica rimane alta per tutto il pezzo con un finale sempre più esplosivo.

Certe volte, ascoltando questi pezzi, mi mancano le parole. Dietro queste note c'è veramente un modo speciale di vivere la musica. Non è banale, non è sciocco sentimentalismo ("Ho la musica nel cuore", "la musica è la mia vita"). La musica questi artisti l hanno vissuta come un lavoro E come una passione. Due cose diverse che sapevano quando prendere il sopravvento, il giusto mezzo che ha assicurato ad una generazione intera di musicisti l'immortalità.

Questo brano non è "Imagine", ma che bisogno c'è di fare paragoni? Nessuno, non ci rimane altro che ascoltarlo e chiederci come sia possibile che IL CASO abbia unito tre anime del genere.

Rip Harrison.

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