Uomo. Animale razionale. Intelligente. Pertanto, superiore alle bestie.

Uomo. Homo Sapiens Sapiens. Essere delle lettere, delle scienze, della manipolazione, del pensiero infinito.

Fino a qui, niente, o poco, di biasimevole.

E invece No.

Non più.

Degradazione.

Imbarbarimento.

Catastrofe delle coscienze.

Big Brother Is Watching You

Nineteen - Eighty - Four (per i poco anglofoni 1984) traccia una visione apocalittica della realtà e di società future e neanche troppo prossime. Agghiacciante, cruda, disastrosa rovina di tale maestosa creazione divina. Non basta. Un simile distopico panorama ed un altrettanto sconvolgente cataclisma dell'Umano, a detta di Orwell, sarebbero di possibile concretizzazione.

Le novecentesche "Dystopian Novels" sono solitamente accorpate a quel grande filone narrativo-letterario denominato "Modernismo", categoria comprendente un ulteriore contesto artistico: è l'epoca della crisi del precedentemente decantato Positivismo, predicante una totale sicurezza e certezza nell'Uomo e nella Scienza, quest'ultima, a detta dei numerosi Comte e Spencer, in grado di rispondere a qualsiasi esigenza, materiale e morale, eternamente applicabile a tutte le attività vitali, sinonimo di progresso, concretezza, efficienza. Gli autori modernisti oppongono alla visione positivista del progresso e della scienza una crisi della coscienza, dell'individuo, dei valori, della morale, dell'Uomo stesso. Di fronte ai grandi dilemmi esistenziali l'essere umano risulta nudo, indifeso, incerto, sofferente, mortale. Così la fine delle grande certezze si traduce artisticamente con la fine del canonico, del tradizionale, del concreto, del comprensibile e del visibile, in direzione dell'astratto, dell'inconscio, del nascosto. Davanti all'incertezza l'Uomo si cela nella sua incertezza, conscio di un progressivo processo di secolarizzazione atto a spazzare via le millenarie sovrastrutture morali, i modelli immateriali nei quali egli gettava le sue scarne consolazioni e certezze. Ora non più. Predominio della solitudine. Visione della Morte. Fuga dal Concreto terrestre. I floridissimi Joyce, Eliot, Svevo, Pirandello, Kafka, Proust, Mann, ma anche Dalì, Kandinskj, Klee, "concretizzatori" dell'astratto, del subconscio e del degrado, composero una "elite" letterario-artistica eterogenea, in quanto ognuno di queste personalità scelse una precisa e determinata "via di fuga" dalla Crisi: se Eliot intese abbracciare la religione, unica risoluzione al vuoto ereditato dalla guerra, dalla produzione di massa e dal secolarismo, Joyce abbattè la rigidità letteraria pre-novecentesca, attraverso schemi sciolti e anti-canonici, analizzando dettagliatamente la situazione psicologica/intima/inconscia dei suoi anti-eroi, dominatori della noia e dell'apatia quotidiana, assolutamente privi di nobili intenti e/o capacità notevoli.

Nineteen - Eighty - Four attinge parecchio dalla tradizione modernista europea, tuttavia permette l'applicazione di contesti reali e concreti (le conseguenze ideologiche del Secondo Conflitto Mondiale) ad una narrazione generalmente fondata sulla negazione della realtà in corso. La società descritta minuziosamente da Orwell getta comunque le sue ataviche fondamenta sulla situazione globale post-1945, attuando tuttavia un immaginario procedimento storico totalmente contrapposto a ciò che realmente è avvenuto: di fronte alla palese ripresa della democrazia post Hiroshima e Nagasaki, l'autore riflette sull'antico incubo, ossia la vittoria del Totalitarismo e, di conseguenza, l'abbattimento delle libertà e dei diritti conquistati al termine del cosiddetto "Ancien Regime". La questione sollevata da Orwell concerne un'applicazione concreta e "degenerata" dell'Hitlerismo/Stalinismo ipoteticamente sviluppati in maniera iperbolica. Si assiste all'annullamento razionale dell'Uomo a fronte del trionfo di ciò che non rappresenta unicamente una delle tante filosofie politiche figlie dell'evoluzione culturale ottocentesca, ma una vera e propria fede secolare.

La geopolitica che Orwell ipoteca nel romanzo è semplice: tre "Superstati", Oceania, Eurasia ed Estasia, dagli incerti confini, perennemente in lotta tra loro, tuttavia regolati da "strutture politiche" decisamente radicate nel Totalitarismo, caratterizzate dall'eterno dominio del Partito Unico ed aventi denominazioni diverse all'interno dei tre mondi (Socing in Oceania, Neobolscevismo in Eurasia, Culto della Morte in Estasia). Quest'ultime riflettono le singole modalità/culture epperò tutte radicate nel già citato Totalitarismo, ora universale. Una geopolitica che certamente porta alle estreme conseguenze le teorie di "Spazio Vitale" e di conquista totale di matrice Hitleriana: è palese l'abbattimento delle realtà nazionali sacrificate in nuove e abnormi compagini imperiali.

La quasi totalità delle vicende si svolge in Oceania, più dettagliatamente nella provincia denominata Pista Uno, con capitale Londra. Oceania fonda il suo (totalitario) sistema politico sul Socing, ideologia riassumibile in tre slogan: l'ignoranza è forza, la guerra è pace, la libertà è schiavitu. Tre assurdi paradossi i quali, tuttavia, posseggono tesi atte a sostenerli.

Tutti e tre gli slogan rispondono a ben precise esigenze del Partito, incarnato nella "persona" del Grande Fratello, autorità che "tutto vede e tutto sa": sicuramente vi è il riferimento al mantenimento di uno stato di "ignoranza" da parte delle masse (prolet), private di qualsiasi possibilità di autocoscienza e consapevolezza di sè, sicuri rischi di nuove rivoluzioni. Lo stato animalesco, bestiale, irrazionale dei Prolet è direttamente proporzionale alla salvaguardia del dominio totalitario del Partito. La guerra, poi, è ulteriormente un passo in avanti verso il controllo totale delle masse: evitando una sovrapproduzione di beni che causerebbero in primo luogo un incremento delle condizioni economiche dei Prolet e sucessivamente un risveglio delle loro coscienze individuali, si stabilsce uno stato di forzata povertà (ad eccezione del Partito Interno) causata dall'"investimento" delle risorse economiche nelle azioni belliche, le quali divengono essenziali al fine dei Totalitarismi stessi. Il conflitto, simbolo concreto della mobilitazione di massa, assume connotazioni di assurdità e paradossalità, in quanto privo di un significato concreto che possa varcare la soglia dell'ideologia. Infine, la libertà coincide con la passività dei Prolet, con il loro abbassamento ad automi. Il lettore noterà pertanto un panorama spettrale, inquietante ed estremamente desolante.

Winston Smith, il protagonista dell'opera, l' "ultimo uomo", è l'anomalia. Non è un prolet. Non è bestia. E' ancora uomo, ma forse, anzi certamente, troppo.

Impiegato presso il Ministero della Verità (struttura organizzativa atta a cancellare la storia e riadattarla parossisticamente alle sempre mutevoli "verità" del Grande Fratello - altre analoghe organizzazioni sono i Ministeri dell'Amore, dell'Abbondanza e della Pace, tutti assurdamente perseguenti intenti opposti agli stessi forniti dalle rispettive denominazioni), Smith convince se stesso ad elevare la propria persona e a riacquistare una razionalità propria della sua specie.

Tali tentativi falliscono miseramente: l'attività della psicopolizia, finalizzata a controllare minuziosamente le singole menti individuali del Partito, ma non dei Prolet, ritenuti al pari delle bestie, risulta solo uno degli infiniti impedimenti alla libertà ed all'acquisizione dei diritti: Smith, successivamente alla sua storia d'amore con Julia, altra dissidente destinata ad una simile sorte, sarà indirizzato prima della morte, o meglio della vaporizzazione del proprio essere, alla riadesione forzata all'ideologia, affinchè pure il condannato all'annullamento di sè possa scomparire, tuttavia fedele al Partito/Grande Fratello. L'annullamento di una coscienza non "convertita" risulterebbe come IL fallimento dell'opera del Regime.

Orwell cancella drasticamente le categorie di realtà, di concreto, di tangibile e dimostrabile alla sua opera, con il preciso intento di esplicare la cultura della "mezogna istituzionalizzata" del Totalitarismo: reale e tangibile è ciò che è stabilito dal Partito/Grande Fratello e non ciò che la Natura ha plasmato a priori. La manomissione della Storia, dell'empiricamente dimostrabile, la malleabilità delle menti sottoposte a continui cambiamenti di idee, private della capacità critica di valutazione delle stesse (Bispensiero), rappresentano solo alcuni degli stratagemmi attuati dal Partito. Sono aboliti i sentimenti, se non l'amore verso il Grande Fratello.

Smith è eroe, ma eroe sconfitto. Un piccolo individuo indifeso contro una compagine politico-sociale immane, privo di qualsiasi arma ideologica atta a sconfiggere il potere universale del Totalitarismo fuorviante. Smith è paragonabile all'ebreo internato nelle varie Auschwitz, solo davanti all'annullamento del conscio, del razionale, ribelle tuttavia disarmato e conseguentemente sconfitto. Davanti alla forza dirompente del Totalitarismo repressivo l'individuo è cancellato e inserito in una massa debole, acritica e non sensibile. E' l'ingranaggio di una macchina, ingranaggio che se guasto deve necessariamente essere rimosso.

Infine, il Linguaggio, strumento simbolico della Conoscenza, diventa inessenziale, utile unicamente ad una blanda e superficiale comunicazione, scarno, privo di qualsiasi connotato critico finalizzato al progresso dell'Uomo e della sua Scienza. Il linguaggio è correlato all'ideologia, quest'ultima lo precede e lo umilia.

Mi scuso con voi DeBaseriani per l'eccessiva lunghezza di questo scritto, analizzante una delle opere che maggiormente hanno colpito il sottoscritto. E sottopongo a tutti un quesito: la distopia di 1984 può risultare ancora oggi fonte di paure e timori, alla luce delle odierne situazioni socio-politiche globali?

 

Big Brother Is Watching You

 

Nineteen - Eighty - Four, George Orwell

Carico i commenti...  con calma