"Motor", uscito nel 1994 per la Source Records del mitologico Move D, è il secondo EP del progetto/collettivo pseudo-anonimo Gescom. E' anche il loro peggiore, e probabilmente quello in cui i due Autechre c'entrano meno.

Su "Motor 1", unica traccia in cui se ne riconosce chiarissimo il tocco, questi mostrano come l'electro americana abbia svolto un ruolo molto importante per lo sviluppo della loro creatura, utilizzandone qui, nel bene e nel male, tutti i suoi quarantennali stilemi (riff ossessivi e sincopati, TR-808, bassline rotonde e dal sapore funk) andandovi ad aggiungere riff futuristici e analogici di matrice "Incunabula", che però pagano una monotonia non indifferente nei suoi nove minuti privi di rilevanti sviluppi. "Motor 2" e "Motor 3" sono 100 % acid-techno in stile Djax-Up-Beats, sfoggiando casse grezze e martellanti, le immancabili 303 e delle bassline naif accostabili più che alla storica etichetta olandese ad una randomizzazione non troppo riuscita della leggendaria 'scatola grigia', e proprio per questo tutt'altro che memorabili (azzarderei il designer dal nome che passa altrettanto inosservato e che fa tanto chat, Daniel 72, più volte indicato come uno dei tanti membri Gescom, come mente principale di queste due tracce).

"Motor 4" riprende il tema melodico di "Motor 3" ma portandolo su di un piano decisamente più IDM, che a giudicare dall'utilizzo di alcuni synth pressocchè uguali a quelli sentiti su "Amber" parrebbe di nuovo opera degli Autechre: il risultato è altrettanto mediocre e senza la minima ombra di ispirazione.

Ispiratissimo invece l'artwork. Ma avrebbe meritato di più.

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