Get Cape. Wear Cape. Fly
Certo il nome non è tra i più attraenti, ma la musica che c'è dentro a questo progetto musicale è veramente deliziosa.
Trattasi di one-man band, dove l'one-man è Sam Duckworth (poco-più-che-ventenne Inglese), armato solo di voce e laptop. Finita la (peraltro breve e scarna) presentazione dell'artista, mi dedico all'album in questione, ovverosia "The Chronicles Of A Bohemian Teenager", a personalissimo parere del recensore un (piccolo) capolavoro.
Dovessi inquadrarlo in un genere, mi atterrei a quelli scelti dalla stampa, ovvero sia un mix tra Indie, Folktronica e Chillout: l'ideale per dimenticarsi di tutti i problemi per una quarantina circa di minuti, per distendere i nervi e staccare un attimo la spina.
Ingredienti dell'album: chitarra acustica e la voce calda del buon Sam, a cui nel corso dell'ascolto si uniscono beat elettronici, tastiere, archi, il tutto mantenendosi sempre a debita distanza dalla pomposità: il suono è ricco e curato, ma permane una semplicità di fondo nelle (splendide) canzoni.
"If I had a cape, that made me disappear, I'd fly around the world for days just so I could hear, the rich count their dimes whilst the Africans cry, and record it on a tape and stream it high across the sky..." da "Get Cape. Wear Cape. Fly"
Se aggiungete al tutto i testi socialmente impegnati, ottenete quello che per me è un disco a cui non manca nulla: atmosfera calda e rilassante, brani che si spalmano con delicatezza nel cuore per non uscirne più, parole che valga la pena cantare.
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