GG Allin era un animale. Si sa.

Quello che la gente non vuole ammettere, é che, nel suo campo, il ragazzotto ci sapeva pure fare.

Questo "Freaks, Faggots, Drunks and Junkies" é il suo quarto album ed é stato scritto, registrato e postprodotto in UNA SOLA NOTTE da GG Allin con la sconosciuta (ahinoi, a me garbava il loro sound) band dei Bulge, e dalla sua pubblicazione nel 1988 GG Allin stesso lo definì "la sua Bibbia".

Copertina emblematica, con un Allin sconvolto a dir poco sempre più verso un animale alcolizzato e in perenne esplosione di rabbia contro chiunque, il nostro apre uno freak-show dove il mostro principale é lui, il bersaglio stesso del suo odio, descrivendo con urla da scotennato vivo le sue abitudini erotiche, tossiche, fisiche e mentali.

La cosa incredibile é che lo fa con una serie di 19 canzoni di livello ASSURDO E BUONO!!!

Che si dica che é mal prodotto, che si dica che GG Allin era fuori: era il primo a dirlo e si autoproclama portavoce delle persone descritte nel titolo del suo disco. Ma la realtà é che questo, così come "Carnival Of Excess", il suo disco country, sono due album magnifici, perfino orecchiabili nonostante l'osticità proposta in questi solchi - e qui stava la genialità: chi mai canterebbe una canzone dal titolo "Sleeping In My Piss" tranquillamente? 

Ma, a differenza di un peso morto come Sid Vicious, che mai ha scritto roba (o roba decente) come fece John Lydon e si fece rovinare dall'eroina e da Nancy Spungen, quantomeno prima di fare la stessa fine di Vicious (ma senza una lagna come la Spungen), Allin fu in grado di farsi notare facendosi nemici a destra e manca, mettendosi in gioco costantemente, e buttando fuori questo disco che copre tutti i sottogeneri possibili del VERO punk e rock'n roll underground fino al midollo: si parte dal rock di "Dope Money" all'assalto hardcore di "Be My Fucking Whore" (ah, le canzoni d'amore del Bardo Allin ammaliano sempre...) al crust di "Suck My Ass It Smells" al rock lanciato come una pietra nei denti come "Dog Shit", "Cunt Sucking Cannibal" (inno al cunnilungus decisamente appassionato) o "Outlaw Scumfuck", per arrivare allo sludge talking di "Wild Riding" e "Crash & Burn", e toccare un apice inaspettato nel finale ambient con tanto di tastiere e rumori concreti di Allin che si feriva in "My Bloody Mutilation" (altra cosa in cui GG era inarrestabile e compulsivo), meno rumoroso ma ben più violento e reale di gran parte del power-electronics di scuola Whitehouse/Sutcliffe Jugend, degnissima conclusione di un disco che suona come una sorta di rude documentario autodistruttivo di raro orrore... ed, a, suo modo, bellezza.

Consigliato agli amanti impavidi del rock alternativo da veri fuorilegge underground, un documento unico, anche nella carriera dello stesso Allin: completo e complesso, questo disco é davvero importante.

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