Malinconie sedimentate nell'animo umano, preghiere cristallizzate nella realtà quotidiana, paure, angosce, ma anche sogni speranzosi, desideri di rivalsa, profonde ambizioni di redenzione: Ghemon è tutto questo. Le sue storie, vicinissime a una qualsiasi nostra vicenda personale, raccontano un uomo combattuto, una personalità fuori dal comune, in un mix che va dal rap ruvido di strada al pop più piacevole ed elegante che si possa trovare in giro oggigiorno; con raffinata compostezza e sentita consapevolezza dei propri mezzo, il rapper di Avellino ci parla col cuore, come potrebbe fare il nostro amico più vicino, come potrebbe fare il nostro fratello buono.
Molti finti "cultori" del rap non lo sopportano: "Ma non ha flow, ma non è abbastanza cattivo, ma è troppo sentimentale"
Lasciamo che gli risponda Ghemon stesso allora: "Non devo vergognarmi se a volte mi commuovo, questo non mi fa' meno uomo perchè sono sicuro di chi sono e cosa muovo, è più dubbio chi per non farsi fraintendere deve dire no homo"
Ci lascia "musicalmente" a 30 anni, con questo disco intriso di passioni, di sfoghi, di vita vissuta in mezzo a mille scazzi, a mille problemi, a mille indecisioni.
Ecco un pezzo della sua nota d'addio: Recentemente qualcuno mi ha detto una delle cose più significative della mia carriera: "Grazie per aver rivendicato ancora una volta la possibilità di avere delle debolezze, e averne fatto un manifesto, senza la paura di dirlo o di risultare fuori luogo. Anzi, facendone una forza".
Grazie, Ghemon, a te e a chiunque abbia il buon cuore di dare un ascolto a questo ragazzo, non un rapper malinconico, nè un cantautore spaesato, solo un altro come noi.
Pace a voi, debaseriani.
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