Giampaolo Pansa è un giornalista vero. Giornalista: non funzionario di partito travestito da giornalista.

Una persona perbene. E caratteristica delle persone perbene è lasciar parlare la propria voce interiore. Ed è stata proprio la voce del bambino in lui a spingerlo verso questo coraggioso progetto. Una vocina che gli ha imposto di squarciare il silenzio sulle pagine scure della Resistenza.

Uno dei più nobili ed eroici momenti della nostra storia macchiato da vendette che hanno nomi precisi: il quadrilatero della morte, il mattatoio di Milano, la carneficina dei 456 a Genova. E ci fermiamo qui. Il resto lo scoprirete da soli in queste densissime 300 pagine, molto pesanti in prima lettura, e, forse per questo, rese più leggere dal fittizio dialogo tra l’autore e l’affascinante Livia. 300 pagine in cui ammirare l’erudizione davvero eccezionale dell’autore.

Come era naturale aspettarsi, alla sua uscita, il saggio venne sommerso dagli insulti. Una serie di tragicomiche polemiche – ancora roventi a 10 anni dalla pubblicazione – perfette per distogliere l’attenzione dagli (incontestabili) fatti raccontati.

La vendetta è immorale – tranne quando è rossa. Questa è la superiorità morale della sinistra… 

Superiorità morale…  Scusate, mi scappa da ridere…

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