Questo è un disco bellissimo. Probabilmente l’incipit di cui sopra non sarebbe la soluzione migliore per iniziare una recensione che dal mio punto di vista dovrebbe avvicinarsi più al rigore geometrico che alle divagazioni letterarie, ma è pur vero che l’ascolto è un’ operazione che solo superficialmente può essere ricondotta ad un discorso fisico, fisiologico e mette in gioco parti di noi stessi delle quali nemmeno siamo consapevoli, per non parlare del fatto che lo studio sul fenomeno percettivo pone sempre più in evidenza l’importanza delle modificazione cui induce la nostra coscienza i percetti, ovvero le informazioni che riceviamo e apprendiamo.
Tutto questo per cercare di ridare un po’ di razionalità ad un soggetto travolto dal tumulto di emozioni suscitato dal disco di Gianluca Onorato che è quasi una sorta di anabasi catartica che ridona purezza e nitore all’anima con la cristallina profondità, i turbamenti puliti del suo incedere musicale. La scrittura di Onorato si arricchisce con la collaborazione di artisti come Mario Congiu (Produttore artistico dell’ album) Paolo Benvegnù e Anna Lamberti Bocconi alla parte lirica; ma soprattutto fondamentale la presenza di Lorenzo Monguzzi e Piero Mucilli (ovvero i Mercanti Di Liquore) che allontanano la sensazione di algidità e calcolo che potrebbe gravare sul lavoro di un musicista raffinato per accendere ritmiche tambureggianti ma non invadenti, per evitare una chiusura sull’io del cantante e indirizzarlo ad una riflessione più meditata sul presente. Domina il lavoro un costante richiamo all’acqua come elemento primordiale con tutto il portato simbolico che un termine così semanticamente pregno reca con sé, e a livello sonoro si ha la sensazione di essere immersi in un lago calmo e fermo la cui superficie a tratti si agita e si mescola; l’acqua anche come specchio riflettente e vettore luminoso che richiama le Falene, gli uomini d’oggi smarriti, spersi in cerca di un fine cui tendere (ho sete grida Giancarlo nella appunto intensissima “Sete”). Impossibile citare i capitoli migliori (brani come “Le bisce d’acqua” “Ballata dell’estate sfinita” “Pace di guerra” “Androide Mirna” “Un morbido silenzio”) in un opera che magicamente resta in bilico sul filo dell’ emozionalità, della bellezza disperata, del dolore e della gioia passati cui si guarda con affetto. L’oggi fa capolino in brani come “Pace di guerra” (probabilmente De Andrè avrebbe scritto così Khorakhanè se avesse avuto il percorso di Giancarlo Onorato) “Mia neve” “Aneroide Mirna”; ma come tutte le opere che chiamiamo d’ arte anche questa ha la capacità di raccontare il coevo partendo dall’ individualità, di renderla universale e dire l’inquietudine di tutti. È poi uno scrigno di suoni, tintinnii, pulsazioni, fruscii che si rinnovano, rinascono ad ogni ascolto, che prima ti dicono una cosa la volta dopo si negano e ti spiazzano.
Se non l’avete capito... un disco da avere. p. s siccome o sono stronzo o non riesco mai a trovare il link FreeDB ecco le tracce 1. Le bisce d’acqua 2. Il bene e il nulla 3. La sete 4. Boncourage 5. The bossanova sweet menage 6. Ballata dell’estate sfinita 7. Pace di guerra 8. Mia neve 9. Aneroide Mirna 10. Canzone dell’oscurità 11. Cronache di primavera 12. Un morbido silenzio.
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