Ho recentemente notato come, con la riapertura dei cinema, si sia riscoperto il piacere di vedere films su schermo grande . Ma ciò si accompagna anche all'arrivo di varie pellicole che, rimaste in stand by causa epidemia, non risultano poi così degne di nota e meritevoli di una visione . "Il cattivo poeta" ahimè rientra in questa categoria, pur affrontando un soggetto di grande calibro (lo scorcio finale dell'esistenza di Gabriele D'Annunzio) in un periodo storico importante sia per la storia italiana sia per quella mondiale, ovvero la fine degli anni 30 del secolo scorso.
In breve si tratta di una rappresentazione di un esiliato di lusso come D'Annunzio (ormai tanto celebre e celebrato da essere denominato "Il Vate") che, proprio per il suo ruolo , è visto con tale sospetto dall'allora regime fascista da essere discretamente controllato da un giovane funzionario del partito fascista. D'Annunzio, peraltro , può suscitare qualche apprensione dal momento che considera negativamente l'alleanza fra l'Italia fascista e la Germania nazista e questo suo orientamento potrebbe avere un certo risalto se si pensa alla sua rilevanza non solo come uomo di lettere e cultura, ma anche come persona di rilievo pubblico e politico per i suoi meriti acquisiti in passato in difesa della patria. Si sa poi come andarono le cose :D'Annunzio morì nel marzo 1938 ancor prima che scoppiasse là Seconda Guerra mondiale, il cui esito fortunatamente esiziale per l'Italietta fascista è ben noto a tutti e pertanto il problema D'Annunzio rientrò con la sua improvvisa dipartita .
Ma come accennavo prima, qualcosa non mi ha proprio convinto in questo film. Non si tratta certamente dell'interpretazione impeccabile di un ottimo Sergio Castellitto nei panni di D'Annunzio (così rasato lo si potrebbe scambiare proprio per Il Vate), né tanto meno l'ambientazione entro i locali sontuosi del Vittoriale (ultimo domicilio del poeta) e neanche quell'atmosfera claustrofobica e un po' mortuaria che si percepisce in tale ambito . Tecnicamente non vi sono rilievi da esprimere verso la regia dell'esordiente Gianluca Iodice.
Quello che invece è, a mio parere, decisamente discutibile è l'assunto implicito e surrettizio concernente la figura di D'Annunzio, come se questi potesse essere scambiato come potenziale dissidente verso il regime fascista , se non addirittura come potenziale antifascista, al punto da suscitare dubbi verso il regime da parte di chi era preposto al controllo della sua persona .
Alla luce di quanto da me appreso e letto nel corso di tutti questi anni e decenni, una tesi come quella prima accennata è semplicemente strampalata , infondata e quindi squallidamente revisionista. D'Annunzio fu solo figlio dei suoi tempi, esponente significativo del decadentismo in letteratura e convinto assertore , in politica, di una linea di nazionalismo aggressivo (vedi il suo favore all'intervento dell'Italia nella Prima Guerra mondiale) . Non dovrebbe quindi meravigliare, alla luce di queste premesse , la sua ostilità verso la Germania nazista (non certo per un presunto embrionale antifascismo ) che era intimamente condivisa anche da altri italiani (come lo stesso Galeazzo Ciano) . E comunque come avrebbe potuto esplicitamente contrapporsi al Duce (verso il quale esisteva una rivalità da capricciosa primadonna) ed al regime fascista dal momento che, grazie a tale usbergo, poteva sfuggire alla folla di creditori che lo tallonavano? La sua maggiore preoccupazione era semmai di proseguire a commissionare lavori di abbellimento del Vittoriale ove trascorrerà gli ultimi anni di una vita da esteta debosciato e vizioso.
D'altronde, se pensiamo a quanto capitato nel ventennio fascista ai veri antifascisti italiani, sorge spontanea la domanda :ma D'Annunzio che disse? Dov'era ? Lo si senti' mai perorare la causa di certe illustri vittime come Amendola, Gobetti, don Minzoni, Matteotti, i fratelli Rosselli? E quando Gramsci fini' i suoi giorni in carcere come sappiamo, dov'era il Vate ? E quando al confino furono spediti i vari Terracini, Pajetta, Pertini, Spinelli, ha mai avuto da eccepire D'Annunzio? Lo si è mai sentito esprimere solidarietà all'esiliato don Luigi Sturzo o al povero bibliotecario in Vaticano di nome Alcide Gasperi? Prese forse posizione a favore del filosofo liberale dissidente Benedetto Croce che se ne stava in disparte, giusto perché Mussolini voleva dare l'impressione di essere un dittatore (falsamente) tollerante?
Insomma, presentare D'Annunzio sotto una luce vagamente progressista è semplicemente falso, ma quello che reputo veramente grave è che questo messaggio stia sottotraccia in un film prodotto, fra gli altri, dalla RAI. E questo , non so voi, ma a me manda fuori dai gangheri per il semplice fatto che, tramite la bolletta della luce, noi poveri contribuenti e teleutenti la finanziamo. Quindi se ne deduce che, con i nostri soldi , la RAI finanzia films intrisi di visioni storiografiche deleterie e contestabili. Dal momento che , fra qualche mese , "Il cattivo poeta " sarà programmato su uno dei tre canali radiotelevisivi giusto per raggiungere un vasto pubblico (fra cui anche giovani non proprio ferrati in materia di storia del Novecento alla luce di come si insegna male spesso e volentieri nelle scuole italiane) non sarebbe allora il caso di esprimere una qualche vibrata protesta verso la vetusta istituzione della RAI? Così giusto a significare, una volta tanto , che il popolo nella maggior parte dei suoi componenti è meno bue di quanto si possa pensare?
Carico i commenti... con calma